Omelie

Omelia della santa Messa – Medjugorje, 28 settembre 2019


Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Parola del Signore.


Cari fratelli e sorelle, dopo aver ascoltato la Parola di Dio meditiamo.
Nella prima lettura abbiamo sentito Amos, profeta dell’Antico Testamento, che accusa tutti coloro che sfruttano i poveri. Dice che alcuni abusano del potere per sistemare le proprie case, preparano lauti banchetti, mentre il popolo si trova in una crisi economica e politica.
O Signore, la storia non è cambiata per niente.
L’ammonizione del profeta che dice che questa situazione durerà poco e che saranno proprio loro a perire, non è una minaccia di vendetta, ma solo preavviso di ciò che è inevitabile. Alla fin fine tutto ciò che è materiale finirà.

Dopo tutti gli ammonimenti dell’Antico Testamento il mondo non è cambiato.
Per questa ragione san Paolo, attraverso Timoteo, ammonisce le comunità cristiane e le invita a riempire la vita di veri valori che non sono un inganno.
Un cristiano deve essere giusto anche in un mondo ingiusto. Deve amare Dio e gli uomini, anche quelli che lo odiano. Questa vita porta a scontrarsi continuamente con il male e chiede grandi sacrifici, a volte fino al martirio. Ma un fedele vive nella Verità ed è felice e diventa il sale della terra. E’ testimonianza che, nonostante le difficoltà, la vita può essere bella e felice.

Ora ci concentriamo sulla parabola di Gesù sull’uomo ricco.
Le domande sociali ed economiche del mondo sono presentate nell’esempio della relazione tra un ricco ed un povero.
In passato ci si concentrava sul povero Lazzaro per spiegare questa parabola. Probabilmente il motivo era che si voleva dare una parola di consolazione ai troppi poveri che c’erano. Invece la persona chiave è proprio quell’uomo ricco e tirchio che usa male la sua ricchezza. Il problema non è il fatto di essere ricchi, ma di come si usa tale ricchezza.

La parabola non spiega l’espressione “beati i poveri”, ma l’espressione “guai a voi ricchi, perchè voi adesso avete la vostra consolazione, voi che adesso siete sazi e ridete”.
Ci troviamo di fronte ad una delle più coraggiose accuse della giustizia sociale.
Qui si vede benissimo quanto era errata l’affermazione del comunismo che diceva che la Chiesa non si interessa dei problemi sociali, ma consola gli uomini, perchè è giusto fare sacrifici sulla terra per stare bene in cielo. Questo Vangelo, invece, entra bene nella realtà sociale.
Non dimentichiamoci che Gesù sta parlando ai farisei e sta dicendo loro di cambiare completamente le relazioni tra gli uomini, perchè ogni uomo ha lo stesso valore. Questo è un cambiamento radicale.
“Ama il tuo prossimo come te stesso”. Questo per i farisei era una cosa mai sentita e impossibile.

In quel tempo si pensava che la ricchezza fosse un segno della benedizione divina e la povertà il segno della Sua maledizione. Il Vangelo dice il contrario. La ricchezza molto spesso è frutto dell’ingiustizia e dello sfruttamento e raramente di un lavoro onesto.
Il peccato di quel ricco sta nel fatto di non avere nemmeno un minimo di compassione verso Lazzaro. Nella parabola il ruolo di Lazzaro è quello di mettere in mostra ciò che è brutto nel comportamento del ricco.
I lauti banchetti e il lino finissimo non sono un peccato, ma è un motivo di accusa finchè ci sono persone che non hanno da vestire o da mangiare, coloro che non riescono a sopravvivere.
In qualche modo Lazzaro si trova davanti alla porta di ciascuno di noi. Anche nella società umana attuale le porte delle ville vengono chiuse per non vedere la povertà e le persone senza tetto che supplicano di avere un bicchiere d’acqua, perchè i ricchi hanno inquinato la loro.

Bisognerebbe che ciascuno facesse un esame per vedere il proprio rapporto verso i poveri. Come ci comportiamo nei loro confronti?
Ricordiamoci del bellissimo racconto riportato nell’opera “Dall’alba alla sera”. Sicuramente è una storia inventata, ma è molto significativa.
Gesù, nei panni di un ragazzo, si è messo davanti alla scuola stendendo la mano verso i bambini che passavano. Un giovane si è fermato. Ha guardato nelle tasche e nella borsa e non ha trovato nulla. Se ne è andato via triste, perchè non aveva niente da dargli. Gesù, nascosto sotto le sembianze di quel povero, lo ha accompagnato con un sorriso. Passa un bambino ricco. Dalla borsa prende il pranzo e lo da al povero. Gesù, nascosto nel povero, lo ringrazia cortesemente. Passa un terzo giovane mangiando pane e marmellata. Appena visto il povero rompe il panino in due parti e gli dona la metà dicendo: “Tieni. Mangia pure tu”. Allora Gesù si svela nella Sua Divinità e dice: “Non è malvagio chi non può dare niente nè più bravo chi ha dato il superfluo. Mi piace colui che è disposto a dividere con il prossimo ciò che ha”.
Oggi dobbiamo veramente comprendere questo racconto.

Amen.

Fonte:  (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)


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