Angolo teologico

Angolo teologico (59)

Messaggi del 25 ottobre e 2 novembre 2019

Messaggio a Marija del 25 ottobre 2019

“Cari figli! Oggi vi invito alla preghiera. La preghiera sia il balsamo per la vostra anima perché il frutto della preghiera è la gioia, il dare, il testimoniare Dio agli altri attraverso le vostre vite. Figlioli, se vi abbandonate completamente a Dio, Lui si occuperà di tutto, vi benedirà e i vostri sacrifici avranno senso. Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Commento teologico

Questo breve messaggio riprende il tema della preghiera, sottolineandone alcuni aspetti specifici, che completano la visione ampia del valore della preghiera: il primo aspetto, molto interessante, descrive alcuni elementi che adornano la preghiera rendendola un mazzo di fiori stupendo; il secondo aspetto indica alcuni effetti benefici e fecondi causati dalla preghiera. Alla fine, come conclusione, la Vergine ci dona la sua benedizione materna, quale sigillo e garanzia delle sue parole, con la certezza che esse portano frutti e frutti abbondanti.

  • 1. I fiori che abbelliscono e arricchiscono la preghiera:

“Cari figli! Oggi vi invito alla preghiera. La preghiera sia il balsamo per la vostra anima perché il frutto della preghiera è la gioia, il dare, il testimoniare Dio agli altri attraverso le vostre vite”.

                Anzitutto è detto che la preghiera è il balsamo, nel senso stupendo che essa dona un contributo di energia, benessere, agevolezza, contentezza, profumo e bellezza. Ciò si attua non solo a livello spirituale e interiore, che è già una cosa fondamentale, ma anche si riversa all’esterno sia nel nostro corpo nella salute fisica e psichica sia verso gli altri, ai quali possiamo comunicare il nostro modo di vivere nella sincerità e nella fiducia.

                In particolare la Vergine delinea i frutti benefici che scaturiscono dalla preghiera, come la gioia, non nel senso mondano di piacere sensibile e di possedimento di beni materiali, ma, più profondamente, nel senso di un intimo assaporamento di contentezza, perché ci sentiamo sorretti, consolati, rafforzati dalla divina Potenza, che non ci fa mancare nulla e ci assicura ogni positività.

                Viene poi il fatto di dare cioè donare, comunicare, trasmettere la gioia agli altri, sia ai familiari sia agli amici e conoscenti, i colleghi di lavoro e di sofferenza. Ciò significa che la gioia si diffonde per sua stessa forza seducente. Da qui proviene anche il testimoniare, perché quando prestiamo il nostro servizio e collaborazione con gioia, possiamo manifestare concretamente che essa non è frutto della nostra natura umana ma scaturisce dalla fonte primaria che è la pace, l’armonia, lo splendore di Dio e del suo amore infinito.

                La Vergine precisa che ciò avviene non tanto con le parole ma con la vita stessa, cioè con il nostro modo di comportarci, di agire, di atteggiarci e presentarci senza altre cerimonie o convenevoli. La stessa persona, irradiante la gioia sincera e profonda, diventa una concreta testimonianza e un punto di riferimento per tante persone scontente e inquiete, come un segnale di vitalità e di speranza.

  • 2. I frutti benefici e fecondi della preghiera:

“Figlioli, se vi abbandonate completamente a Dio, Lui si occuperà di tutto, vi benedirà e i vostri sacrifici avranno senso”

                Queste parole sono la conseguenza logica di quanto detto in precedenza, con la sola aggiunta, assai significativa, che la preghiera deve raggiungere la tonalità e l’ampiezza di un vero affidarsi e abbandonarsi alla divina Bontà e Volontà. A questo punto la preghiera non è soltanto un insieme di formule, ma un atteggiamento basilare e continuo di sintonia e abbandono con il Signore, di totale e piena fiducia nella sua provvidenza e benevolenza, rimettendo a Lui tutta la nostra esistenza e tutte le componenti che intessono le nostre giornate. Ogni pensiero, desiderio, gesto, progetto, azione, tutto il nostro essere e operare si fonda in Dio e si lascia sostenere, abbracciare e sospingere sulle vie della rettitudine e onestà, cioè sulle strade del bene per noi e per il prossimo.

In quello stato di totale affidamento avverrà l’imprevedibile e meraviglioso evento che Dio stesso si prenderà cura di noi e si occuperà di tutte le nostre imprese e situazioni in cui ci troveremo. Sarà Lui, il Signore nostro salvatore, a guidare e a condurre ogni cosa al suo fine ordinato e portatore di ogni bene. Che meraviglia! A noi la disponibilità di essere persone di viva preghiera e di totale fiducia in Dio. Ne segue la consolante consapevolezza che Dio ci benedice, anche nei momenti di dolore e di sacrificio, in modo che ogni fatto, buono o triste, assuma il valore vitale e santificante per vivere serenamente su questa terra e raggiungere la beatitudine eterna.

  • 3. La benedizione di Maria quale sigillo e conferma di ogni bene:

“Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna”

                Alla fine, come ultimo tocco di amore, la Vergine ci assicura la sua benedizione non solo a distanza, ma propriamente con la sua presenza in mezzo a noi e con la certezza che Ella non verrà meno ai suoi progetti di assistenza materna nei nostri confronti. A tali parole l’animo si inebria e si effonde in un canto di gratitudine e di gioia.

                Oh Vergine Maria, a te l’onore e il nostro amore filiale, sapendo che tu ci proteggi sotto il tuo manto e ci sostieni con le tue braccia. Per questo ci affidiamo a te e confidiamo in te e ci fidiamo di te. Portaci a quella fede piena e coinvolgente che prende tutta la nostra esistenza e ci rende docili, fedeli e generosi figli tuoi e del Padre celeste, a immagine di Cristo suo e tuo Figlio. Uniti in tale vincolo di effusione, saremo sempre più ferventi e pronti a testimoniare il tuo amore ai nostri fratelli. Te li affidiamo fin d’ora e siamo certi che tu li accoglierai nel tuo grembo materno. Grazie oh Madre dolcissima!


Messaggio a Mirjana del 2 novembre 2019

“Cari figli, il mio diletto Figlio ha sempre pregato e glorificato il Padre Celeste. Gli ha sempre detto tutto ed ha confidato nella sua volontà. Così dovreste fare anche voi, figli miei, poiché il Padre Celeste ascolta sempre i suoi figli. Un unico cuore in un solo cuore: amore, luce e vita. Il Padre Celeste si è donato mediante un volto umano, e tale volto è il volto di mio Figlio. Voi, apostoli del mio amore, voi dovreste sempre portare il volto di mio Figlio nei vostri cuori e nei vostri pensieri. Voi dovreste sempre pensare al suo amore e al suo sacrificio. Dovreste pregare in modo da sentire sempre la sua presenza. Poiché, apostoli del mio amore, questo è il modo di aiutare tutti coloro che non conoscono mio Figlio, che non hanno conosciuto il suo amore.Figli miei, leggete il libro dei Vangeli: è sempre qualcosa di nuovo, è ciò che vi lega a mio Figlio, che è nato per portare parole di vita a tutti i miei figli e per sacrificarsi per tutti. Apostoli del mio amore, portati dall’amore verso mio Figlio, portate amore e pace a tutti i vostri fratelli. Non giudicate nessuno, amate ognuno mediante l’amore verso mio Figlio. In tal modo vi occuperete anche della vostra anima, ed essa è la cosa più preziosa che veramente vi appartiene. Vi ringrazio!”

Commento teologico

Il messaggio si struttura in tre momenti tra loro correlati con un profilo altamente teologico: il primo momento riguarda l’amore e la comunione di Gesù con il Padre celeste; il secondo momento manifesta il nostro rapporto con Cristo e per mezzo di Lui con il Padre; il terzo momento elenca alcuni doveri principali per i cristiani, che sono diventati in Cristo i figli adottivi del Padre e apostoli di salvezza nel mondo.

  • 1. L’amore e la comunione di Gesù con il Padre celeste:

“Cari figli, il mio diletto Figlio ha sempre pregato e glorificato il Padre celeste. Gli ha sempre detto tutto e ha confidato nella sua volontà. Così dovreste fare anche voi, figli miei, poiché il Padre celeste ascolta sempre i suoi figli”

                La Vergine si inoltra nelle profondità del mistero di suo Figlio quale figlio e Verbo eterno del Padre, che sussiste in perfetta comunione di natura con Lui, essendo consustanziale al Padre nella divinità. Tale filiazione eterna si riversa nella natura umana attraverso l’incarnazione del Verbo nel grembo di Maria e poi lungo tutta la sua esistenza terrena. I due soggetti, il Figlio Dio e uomo si rapporta con il Padre celeste in un solo Spirito di verità, di amore, di unità. In tal modo Ella ripropone la dottrina contenuta nei Vangeli e proclamata dalla Chiesa. Infatti all’origine di tutta l’opera di Cristo viene posta la sua derivazione dal Padre, il fatto che tutto ha avuto inizio dal Padre: “Il Padre mi ha mandato” (Gv 5, 36. 37). È questa la realtà fondamentale che pone Cristo in una situazione unica di provenienza divina, di essere sempre e solamente l’inviato dal Padre. Tutto ciò che Egli manifesta e compie acquista il senso ultimo nel rapporto che lo unisce alla radice e al principio assoluto del suo essere nel mondo. Gesù, anche come uomo, viene essenzialmente determinato nell’atto di procedere dal Padre.

                Come è venuto dal Padre, Gesù deve tornare al Padre, attraverso l’ora dell’umiliazione e della glorificazione. Il Padre diventa così il termine della sua vita e della sua opera, in quanto Gesù deve “passare da questo mondo al Padre” (Gv 13, 1). Perciò nel Padre trova senso compiuto l’esistenza di Cristo, dall’inizio alla fine. La vita di Gesù, nei suoi molteplici e vari aspetti, è concretamente definita dal suo rapporto con il Padre; essa è intessuta, momento per momento, da questo filo che congiunge ininterrottamente il Figlio al Padre. In particolare si manifesta l’amore del Padre per il Figlio, al quale dona tutto: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (Gv 3, 35). Tale amore è testimoniato principalmente nell’ora della morte: “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo” (Gv 10, 17). L’offerta della vita è il segno estremo della disponibilità di Gesù e della sua docilità al volere del Padre, con un amore che non conosce limiti (cfr Gv 15, 9: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”); è questa la forza che garantisce l’unione totale tra il Figlio Gesù e suo Padre.

                Gesù cerca sempre di fare la volontà di Colui che lo ha mandato, si sottomette interamente ai desideri del Padre, facendo sempre le cose che a Lui sono gradite (cfr Gv 8, 29: “Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”). Per questo Egli afferma: “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere la sua opera” (Gv 4, 34); e non ha altro desiderio che onorare il Padre e cercare la sua gloria (cfr Gv 7, 18: “Chi parla da sé stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia”). Possiamo dunque affermare che la figura di Gesù quale Figlio di Dio Padre costituisce il cuore della rivelazione cristiana e diventa il filo conduttore che dona unità e significato a tutta la missione di Cristo.

  • 2. Il rapporto filiale del cristiano con Cristo e per mezzo di Lui con il Padre celeste:

“Un unico cuore in un solo cuore: amore, luce, vita. Il Padre celeste si è donato mediante un volto umano, e tale volto è il volto di mio Figlio. Voi, apostoli del mio amore, voi dovreste sempre portare il volto di mio Figlio nei vostri cuori e nei vostri pensieri. Voi dovreste sempre pensare al suo amore e al suo sacrificio. Dovreste pregare in modo da sentire sempre la sua presenza. Poiché, apostoli del mio amore, questo è il modo di aiutare tutti coloro che non conoscono mio Figlio, che non hanno conosciuto il mio amore”.

                Il discepolo di Cristo, ogni cristiano, imita il Figlio Gesù in tutta la sua vita, dall’inizio fino al suo termine terreno. Similmente a Gesù egli si abbandona alla volontà del Padre, prega incessantemente il Padre, ascolta intimamente il Padre e gli obbedisce docilmente e amorevolmente. In questo sta la nobiltà e la santità dell’apostolo dell’amore divino. In certo modo diventa il testimone visibile e tangibile dell’amore eterno che dal Padre si riversa sul Figlio Gesù e da questi si effonde verso il Padre. In tale abbraccio di amore filiale e paterno prende significato e valore il nostro essere apostoli di Maria, la madre di Gesù e madre nostra. In tal senso Ella vede in noi il medesimo volto del Figlio suo e ci ama, ci ammaestra, ci segue, ci conforta come ha fatto con Lui. Di rimbalzo Ella ci fa assaporare l’amore che il Padre ha riservato per l’Unigenito Figlio e, in Lui e tramite Lui, estende a ciascuno di noi, rigenerandoci in figli suoi e riconoscendoci come tali ci avvolge del suo abbraccio misericordioso.

                Infatti la medesima gloria di Cristo viene partecipata ai discepoli, perché il Figlio vuole portare con sé coloro che credono in Lui (cfr Gv 14, 3: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”), perché abitino nella stessa casa del Padre, dove sono molte dimore e c’è il posto preparato da Gesù per ogni discepolo (cfr Gv 14, 2: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: «Vado a prepararvi un posto»?”). Tutti devono fare ritorno al Padre, sia il Figlio Unigenito sia coloro che seguono il Figlio e diventano simili a Lui nella comunione con il Padre. Sotto questa luce il Vangelo intende presentarci Gesù per farcelo conoscere nella sua realtà più completa e vera, che deve riflettersi in noi cristiani. Come Lui, nella nostra vita concreta tutto ciò che noi diciamo e compiamo, tutta la nostra realtà umana e spirituale vive e si muove nella dimensione filiale che ama il Padre, obbedisce al Padre, rivela l’amore del Padre, muore per il Padre ed è disprezzato e perseguitato perché appartiene a Dio quale suo figlio. La nostra esistenza umana e cristiana resta compresa essenzialmente all’interno di questo rapporto filiale, che la definisce, la sostiene e la consuma, perché tutto termina nel raggiungimento della vita eterna del Padre. Il discepolo di Gesù dunque viene delineato e affermato quale figlio nel Figlio in relazione al Padre. Su questo dovremmo riflettere e fare nostro il senso della comunione che ci lega come figli al Padre e non più servi. Che cosa di più avvolgente e travolgente?

  • 3. I doveri e gli impegni degli apostoli di Maria, quali figli del Padre e testimoni del suo amore:

“Figli miei, leggete il libro dei Vangeli: è sempre qualcosa di nuovo, è ciò che vi lega a mio figlio che è nato per portare parole di vita a tutti i miei figli e per sacrificarsi per tutti. Apostoli del mio amore, portati dall’amore verso mio Figlio, portate amore e pace a tutti i vostri fratelli. Non giudicate nessuno, amate ognuno mediante l’amore verso mio Figlio. In tal modo vi occuperete anche della vostra anima, ed essa è la cosa più preziosa che veramente vi appartiene”.

                In primo luogo la Vergine indica l’impegno di leggere, meditare quotidianamente il Vangelo, in cui si trovano le parole e i fatti di Gesù. Sono le verità che devono illuminare e rafforzare la nostra fede nel legame di amore e di docilità a Cristo. La sua Parola infatti costituisce la fonte di vita per ogni cristiano devoto di Maria. Ella ci tiene in sommo grado che noi siamo innamorati di suo Figlio.

                In secondo luogo Maria ci fa capire che, ricolmi dell’amore di Gesù, noi portiamo questo tesoro nel nostro cuore e lo possiamo donare ai nostri fratelli, in modo che tutti possano conoscere l’amore di Gesù ed esserne riempiti e salvati.

                In terzo luogo, così facendo, potremo santificare le nostre anime e renderle sempre più ricolme della gioia divina. Questo risulta lo scopo della nostra esistenza terrena. L’anima costituisce la perla più preziosa che ci appartiene e che dobbiamo custodire, abbellire e far risplendere alla luce stessa di Gesù.

                Oh Vergine Madre, ci rivolgiamo a te per dirti che le tue parole fanno riscoprire le verità fondamentali della nostra fede cattolica e ci introducono meravigliosamente a farne tesoro, in modo da vivere e operare quali autentici tuoi apostoli e testimoni. Purtroppo dobbiamo sempre confessare la nostra infedeltà e miseria. Siamo così presi dalle cose terrene e passeggere, da cui facilmente veniamo attratti verso il basso, perdendo di vista le realtà celesti e soprattutto trascuriamo il bene della nostra anima. Questa, come tu dici giustamente, costituisce il nostro prezioso tesoro che ci appartiene in proprio e che non possiamo abbandonare e perdere, altrimenti va tutto in malora. Oh Madre pietosa e benevola, sostienici, proteggici, difendici, mentre vogliamo rinnovare il nostro affidamento filiale al tuo Cuore Immacolato. Amen

Don Renzo Lavatori  

don Renzo Lavatori

Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.


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