Angolo teologico

Angolo teologico (60)

Messaggi del 25 novembre e del 2 dicembre 2019

Messaggio a Marija del 25 novembre 2019

“Cari figli! Questo tempo sia per voi il tempo della preghiera. Senza Dio non avete la pace. Perciò, figlioli, pregate per la pace nei vostri cuori e nelle vostre famiglie affinché Gesù possa nascere in voi e darvi il Suo amore e la Sua benedizione. Il mondo è in guerra perché i cuori sono pieni di odio e di gelosia. Figlioli, l’inquietudine si vede negli occhi perché non avete permesso a Gesù di nascere nella vostra vita. CercateLo, pregate e Lui si donerà a voi nel Bambino che è gioia e pace. Io sono con voi e prego per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Commento teologico

Il messaggio contiene quattro parole chiave, accoppiate due a due: la preghiera finestra aperta sul cielo; la pace dono di Dio all’umanità; la nascita di Gesù, il vero unico evento d’amore, gioia, pace; d’altra parte la guerra nel mondo, una realtà sconvolgente e paurosa.

Si può dire che il messaggio sia un invito di Maria affinché ci prepariamo a vivere con fede e amore, da veri cristiani, il Natale di Gesù, il Verbo eterno di Dio fatto uomo e inserito nella storia umana. Un evento di altissimo valore vitale per le creature di questa terra, sommerse dal peccato e dalle tenebre del male.

1. Ella, come di solito, prende l’avvio dalla preghiera: “Questo tempo sia per voi il tempo della preghiera”.  La Vergine si situa concretamente nelle vicende che si svolgono sulla terra e ora si sofferma sul tempo particolare che stiamo vivendo, cioè l’Avvento, l’attesa viva e fiduciosa della venuta di Cristo. Anche oggi Gesù si inserisce in mezzo a noi e ci scuote per essere pronti ad accoglierlo con tutto il nostro affetto e riconoscenza. Per questa ragione dobbiamo aprire l’animo per renderlo disposto a vivere santamente e cristianamente il Natale di Gesù. La preghiera costituisce il modo migliore e più appropriato per fare tale preparazione al Natale, in quanto, come si sa, la preghiera costituisce una valida ed efficace apertura verso il mondo divino, per essere irrorati, illuminati, purificati dalla grazia del Signore. Quel Signore sta scendendo fra di noi a condividere la nostra esistenza terrena. Lui viene propriamente per indicarci la strada giusta da percorrere e insieme ci offre la sua mano e il suo amore per sorreggerci e condurci verso di Lui. Nella e con la preghiera ci è consentito di aprire un varco affinché il Verbo incarnato possa agire in noi e trasformarci in creature nuove, ricolmate della sua grazia potente e rigenerante. A noi spetta il compito impegnativo e meraviglioso di intensificare la preghiera personale e comunitaria in questo prezioso tempo di attesa. Non lasciamoci sfuggire questa occasione propizia per crescere nella vita spirituale e rafforzare la nostra fede. Viviamo in un mondo totalmente immerso nel materialismo che si manifesta impetuosamente in questo tempo di Avvento e ci proietta verso un Natale vissuto solo a livello di regali, di scambio di doni e di lussuosi festeggiamenti mangerecci. Povero Gesù! Viene del tutto emarginato e dimenticato. Da qui viene l’invito materno di Maria che ci apre gli occhi e soprattutto gli animi per vivere ed attuare il vero Natale che consiste nell’accogliere il Verbo di Dio che si fa uomo per renderci partecipi del suo essere divino.

La pace vera, che desideriamo e aspettiamo fiduciosamente, non può provenire dalla terrenità e dai beni materiali, ma unicamente dal cielo, dal trono del sommo Bene che è Dio. Lo dice la Vergine: “Senza Dio non avete la pace”. Molto chiaramente Ella sottolinea che, privandoci di Dio non possiamo pensare, né realizzare, né diffondere la pace. In effetti la pace viene primariamente e sommamente da Dio, il cui essere è composto di pace quale perfetta comunione di amore, di verità tra il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Le tre Persone distinte ma totalmente unite tra loro in modo da formare un’unica natura, un unico essere divino. Non esiste un’unione più grande e perfetta di questa. Pertanto non può esserci una pace profonda e duratura tra gli uomini senza l’azione e la grazia della Trinità Santa. La creatura umana, segnata dal peccato, resta prigioniera dell’egoismo, dell’invidia, della conflittualità dentro il suo animo e all’esterno nei rapporti con gli altri esseri umani. Si vede bene come la guerra nasca anzitutto dentro di noi, quando non esitiamo a subire attacchi di inquietudine, insoddisfazione e malessere a tutti i livelli. Di riflesso tale stato di scontentezza si riflette necessariamente nel rapporto con gli altri sia in famiglia, sia in società. Ciò causa le guerre fratricide e distruttrici di ogni rapporto di sincero bene. Dunque soltanto in Dio e da Dio e con Dio noi possiamo realizzare il desiderio di pace stabile e intensa. I soli sforzi umani cadono nel vuoto e si infrangono con le difficoltà di ogni giorno. La grazia di Dio ci sorregge e ci consente di creare e diffondere la pace e la serenità del cuore e della convivenza fraterna.

A tale scopo la Vergine prosegue: “Perciò, figlioli, pregate per la pace nei vostri cuori e nelle vostre famiglie, affinché Gesù possa nascere in voi e darvi il suo amore e la sua benedizione”. Se vogliamo giungere alla festa del Natale, dobbiamo pregare e accogliere la spinta alla concordia e comunione con noi stessi e con il prossimo. Allora si avvera il Natale autentico, in cui Gesù non solo viene deposto nella mangiatoia dalla Vergine Maria, ma nasce dentro di noi per donarci il suo amore infinito. Nel nostro cuore la Vergine depone e ci dona il suo divin Figlio. Ciò costituisce il vero significato del Natale.

 2.  Davanti alla pace che il Signore ci offre, noi costatiamo con amarezza la realtà di guerre e di contrasti che attanagliano il mondo, la società, le famiglie, le comunità religiose. Quale la ragione di tale contrasto? La Vergine lo dice con estrema chiarezza senza perdersi in vane parole: “Il mondo è in guerra perché i cuori sono pieni di odio e di gelosia”. La ragione sta nel nostro cuore, colmo di egoismo e di cattiveria, un cuore che si avventa contro il fratello e sorella, alle volte con un’aggressione omicida. Da qui si scatenano le guerre a livello nazionale e tra le nazioni. Di fatto tutti ne soffrono ma nessuno ha il coraggio e la possibilità di superare tale diffusa ostilità e donare la pace. Non bastano i dialoghi e gli incontri internazionali, mondiali, comunitari, fino alle associazioni di gruppi a impegno sociale, caritativo e spirituale. Tutte queste iniziative cadono spesso nel vuoto, si infrangono con le potenze avverse e gli uomini continuano a battagliare e a farsi del male reciprocamente. La Vergine ci avverte che tutto dipende dal fatto cha la nascita di Gesù diventa un evento astratto e privo di interesse, estraneo alla nostra vita concreta, mentre esso costituisce l’unica ancora di salvezza e l’unica fonte di comunione amorevole: “Figliuoli, l’inquietudine si vede negli occhi perché non avete permesso a Gesù di nascere nella vostra vita”. In effetti come può essere ammissibile che Babbo Natale sostituisca Gesù, il Redentore? Tale dissacrazione è una totale sconfitta per ritrovare la vera pace dei cuori e delle nazioni.

Proprio noi abbiamo la responsabilità di non aver accolto, amato e abbracciato Gesù con tutto il nostro essere e come era conveniente fare nei suoi confronti. Quante volte, anche nelle nostre comunioni eucaristiche siamo stati freddi, distratti e indifferenti con Gesù che è venuto dentro di noi e lo abbiamo trascurato, dimenticato e abbandonato. Perdonaci o Gesù Santo! Al contrario, dice la Vergine, dobbiamo cercarlo con fervore, pregarlo con fede e adorarlo con grande amore e rispetto, perché Lui è vero Dio nostro Salvatore: “Cercatelo, pregate e Lui si donerà a voi nel Bambino che è gioia e pace”. I nostri occhi non sanno riconoscerlo e non vengono illuminati dalla sua luce splendente. Siamo come ciechi e bendati. Eppure Lui, quel Bambino che vedremo nascere a Natale, Lui è nostra vera pace e gioia. Come siamo sciocchi e trasandati nella nostra vita cristiana!

O Vergine Maria, abbi pietà di noi! Donaci un po’ del tuo amore, della tua fede e disponibilità verso quel Figlio tuo benedetto e santo. In vista del prossimo Natale ti prometto di scuotere il mio cuore in modo che sia aperto per lasciarsi inondare dall’amore di Dio che viene sulla terra per amarci, rinnovarci e farci figli tuoi. Tu ce lo ripeti:” Io sono con voi e prego per voi”. Grazie della tua premura materna che ci conforta e ci risveglia. Ma non basta leggere frettolosamente i tuoi messaggi, occorre meditarli attentamente, farli calare nell’animo, affinché diventino luce per la mia mente e per la mia crescita cristiana. A te, Mamma cara, il nostro filiale affidamento! Amen.


Messaggio a Mirjana del 2 dicembre 2019

“Cari figli, mentre guardo voi che amate mio Figlio, la delizia colma il mio Cuore. Vi benedico con la benedizione materna. Con la materna benedizione benedico anche i vostri pastori: voi che dite le parole di mio Figlio, benedite con le sue mani e lo amate tanto da essere disposti a fare con gioia ogni sacrificio per lui. Voi seguite lui, che è stato il Primo Pastore, il Primo Missionario. Figli miei, apostoli del mio amore, vivere e lavorare per gli altri, per tutti coloro che amate per mezzo di mio Figlio, è la gioia e la consolazione della vita terrena. Se attraverso la preghiera, l’amore ed il sacrificio il Regno di Dio è nei vostri cuori, allora per voi la vita è lieta e serena. Tra coloro che amano mio Figlio e si amano reciprocamente per mezzo di lui, le parole non sono necessarie. E’ sufficiente uno sguardo per udire le parole non pronunciate e i sentimenti non espressi. Laddove regna l’amore, il tempo non si conta più. Noi siamo con voi! Mio Figlio vi conosce e vi ama. L’amore è ciò che vi conduce a me e, mediante quest’amore, io verrò a voi e vi parlerò delle opere della salvezza. Desidero che tutti i miei figli abbiano fede e sentano il mio amore materno che li guida a Gesù. Perciò voi, figli miei, ovunque andiate rischiarate con l’amore e con la fede, come apostoli dell’amore. Vi ringrazio”.

Commento teologico

Il messaggio abbraccia cinque punti fondamentali: il primo è un saluto introduttivo del Cuore materno di Maria; il secondo esprime un appello di Maria diretto ai pastori del popolo cristiano; il terzo indica come poter vivere una vita lieta; il quarto mostra il collegamento tra l’amore e la pace; il quinto infine fa notare come il mondo abbia bisogno dell’amore e della fede. Ci soffermiamo in ciascuno di essi.

1. La delizia del Cuore materno di Maria. Ella ci fa capire che il suo intento e desiderio principale è quello di condurci ad un amore pieno e vero per suo Figlio Gesù Cristo. Se questo amore viene attuato dai suoi devoti, la Vergine ne resta intimamente contenta, anzi afferma che il suo Cuore è colmo di una spirituale letizia: “Cari figli, mentre guardo voi che amate mio Figlio, la delizia colma il mio Cuore. Vi benedico con la benedizione materna”. Ciò riempie anche il nostro animo di vera contentezza, nel senso che ci fa comprendere che il centro dell’autentica fede e vita cristiana è dato dal conoscere, amare, vivere, testimoniare il Cristo nostro Signore e Salvatore. Lui costituisce l’essenza dell’essere cristiani, cioè discepoli di Cristo. Tale realtà forma la roccia su cui noi possiamo costruire la nostra persona e la nostra esistenza di ogni giorno, per raggiungere alla fine la felicità eterna. Non esiste alcun altro valore che possa sostituirsi o eguagliarsi o contrapporsi a questo: l’amore pieno, totale, incondizionato verso Gesù.

Inoltre quelle parole fanno risuonare dentro di noi i palpiti del Cuore Immacolato di Maria, in modo che ne possiamo percepire il significato e la spinta per condividere il suo stato d’animo e far battere il nostro cuore di figli con il suo Cuore materno. Ciò significa che tutto il suo sussistere, il suo agire e pensare, cioè il centro della sua persona e consistenza sta precisamente nel porre il Figlio suo al di sopra di ogni altro desiderio, o aspettativa o iniziativa. Il Figlio costituisce l’unicuma cui Ella volge il suo sguardo costantemente e ininterrottamente. Il più grande desiderio che colma il suo Cuore di gioia, non può essere altro che ogni suo figlio e devoto condivida e si impegni a fare la medesima cosa: mettere Cristo al centro della propria vita e farne il senso pieno e ultimo di ogni azione, sentimento e atteggiamento. Da qui proviene lo stimolo di risvegliare la nostra fede sbiadita e fiacca, per renderla lucente e agente in forza dell’immersione totale in Cristo nostro unico Signore e Salvatore, a cui sia onore e gloria nei secoli dei secoli.

A questo punto, la Vergine aggiunge l’atto di benedire i suoi fedeli con affetto materno, in modo che le parole assumano un significato più grande, in quanto sono suggellate e sorrette dal suo Cuore. In tal modo mostra mirabilmente come le parole vanno accompagnate dalla grazia e protezione divina, altrimenti cadono nel vuoto e non portano frutto. Tale convinzione dovrebbe accompagnarci ogni momento per inondare del divino Amore ogni nostra azione e sentimento, ogni nostra testimonianza e apostolato nel mondo. Parole e vita sono una coppia inscindibile: le sole parole senza le opere, scadono in un vociare altisonante e vuoto; d’altronde il servizio operoso, senza la luce della Parola, si fa semplice atto umano privo di efficacia e di salvezza per noi stessi e per gli altri. Dio stesso svolge la sua rivelazione a noi creature umane sia con la sua santissima Parola sia con i segni e le opere che confermano e rafforzano la sua Parola.

2. Il messaggio diretto ai pastori: “Con la materna benedizione benedico anche i vostri pastori: Voi che dite le parole di mio Figlio, benedite con le sue mani e lo amate tanto da essere disposti a fare con gioia ogni sacrificio per Lui”. Da quanto mi risulta è la prima volta che la Vergine si rivolge direttamente ed esplicitamente ai pastori della Chiesa di Dio. Spesso ha suggerito di pregare per loro, di amarli, di rispettarli e aiutarli, ma mai ha fatto un discorso rivolto ad essi in maniera puntuale e personale. Ciò fa riflettere che queste parole assumono un valore singolare.

Vediamone la ragione. Si sa che la Chiesa cattolica vive una crisi che abbraccia diversi aspetti e che riguarda non solo i fedeli, ma anche i pastori. Soprattutto si nota una certa scadenza della fede e un’apostasia che si diffonde e si amplifica a vari livelli sia tra il popolo sia tra i sacerdoti e vescovi. Da tale situazione sorge ardita e precisa l’esortazione mariana, in cui la Vergine fa capire alcuni valori essenziali del ministero sacerdotale che vanno ricuperati ed attualizzati. Anzitutto pone in rilievo la sacralità dell’essere preti, in quanto le loro parole devono conformarsi a quella sacrosanta di suo Figlio e non diffondere e riportare altre parole che non si eguagliano alle sue, anzi sono espressioni di pensieri terreni e vacui, non trasmettono la sostanza del contenuto evangelico che comprende tutta la Verità rivelata da Dio. Inoltre svela la santità e il potere divino che i sacerdoti possiedono nelle loro mani consacrate dal giorno dell’ordinazione sacerdotale. Ogni loro benedizione rappresenta la benedizione stessa di Cristo, come, ancora con maggiore forza, le loro mani, accompagnate dalle parole consacratorie, trasformano il pane e il vino nel Corpo e Sangue sacratissimi di Gesù Cristo. Similmente rimettono i peccati e liberano dalle insidie del Maligno, guariscono le ferite dell’animo e donano il perdono, la pace e la gioia.

La Vergine prosegue con forza e chiarezza che i pastori devono amare suo Figlio sopra tutte le altre realtà umane, fino ad offrire la propria vita in sacrificio e oblazione di amore, partecipando alla sua passione e morte per la redenzione dell’umanità peccatrice. Certamente si tratta di gravi impegni, che nobilitano il sacerdote e lo rendono veramente un alter Christus,secondo una identificazione mistica e sacramentale con Lui. Pertanto essi agiscono in perfetta sintonia con la persona stessa di Cristo.

Stupenda è la conclusione di queste esortazioni, quando la Vergine dice: “Voi seguite Lui che è stato il primo Pastore, il primo Missionario”. Cristo diventa il modello unico e insuperabile per ogni sacerdote, che vuole essere totalmente e incondizionatamente simile a Lui. Non vi è altro modello più avvincente di Cristo. L’importante è che i pastori se ne ricordino, lo rendano vivo nella loro esistenza. Non possono disperdersi in altre mille occupazioni, ma la cosa principale è solamente questa: seguire, cioè imitare, far rivivere e manifestare attraverso le loro azioni e persone, la persona e l’azione stessa di Gesù Cristo, il grande Pastore delle anime e primo e unico Missionario colmo di zelo per la salvezza eterna.

3. La vita lieta e serena. Lasciando i pastori e tornando ai fedeli, la Vergine propone una visione interessante intorno all’esistenza umana sempre così provata, rattristata, avvilita, inquieta. Noi siamo di fronte a situazioni difficili e dolorose, senza trovare alcun rimedio, ma restiamo prigionieri di una profonda tristezza, o solitudine o angoscia, per non dire depressione e smarrimento. Spesso ricorriamo agli psicologi o psichiatri, alle risorse umane accessibili, alle medicine omeopatiche, ai centri di benessere. Ma il più delle volte ne restiamo delusi e le sofferenze proseguono nello stesso sentiero di amarezze e delusioni. La Vergine ci pone davanti una ricetta estremamente semplice, a portata di tutti e senza alcun costo economico: “Figli miei, apostoli del mio amore, vivere e lavorare per gli altri, per tutti coloro che amate, per mezzo di mio Figlio, è la gioia e la consolazione della vita terrena”.

Veramente queste parole ci fanno riflettere e dovremo iscriverle dentro il nostro animo. Si tratta di tre verbi favolosi, che si collegano tra loro: “amare”, “vivere” e “lavorare”. La radice del vero benessere sta nel primo verbo, amare, che non va inteso solo a livello emotivo o passionale, ma che scende dal cielo, in quanto Dio è Amore. Pertanto se nella nostra quotidianità lasciamo passare tale Amore divino, allora si può dire che esso costituisce il farmaco di ogni guarigione psichica, affettiva e spirituale. Lì sta il segreto basilare per una vita serena. Tale amore, una volta accolto ed effuso in noi, dobbiamo trasferirlo nella vita concreta, facendo ogni cosa con amore, sia che ci piaccia sia che ci dispiaccia. L’amore è come un balsamo che trasforma ogni cosa in bene, anche quella che appare come male, quale il dolore e la sofferenza. Il patire e l’amare formano una coppia meravigliosa che si presenta come la ricetta per una vita sana, libera, feconda. Per poter capire tale connubio, occorre farne esperienza e non fermarsi soltanto alla teoria, la quale, pur bella e fascinosa, resta difficile a intenderla e soprattutto a viverla. Bisogna buttarsi, concretamente e vigorosamente, nelle situazioni dolorose che si affacciano nella vita, per iniettarvi il farmaco prestigioso dell’amore. Vivendo questi due aspetti messi insieme di fatto si capisce e si constata la loro mirabile fusione che rende il dolore ricco di vitalità e l’amore pieno di dolcezza. Sembra di affermare un’assurdità, invece costituisce una realtà consolante e sorprendente. Provare per credere!

Infine vi è il verbo lavorare, accanto ad amare e a vivere, anch’esso produce benefici effetti, nel senso che il lavoro non solo manuale ed esteriore, ma anche quello interiore e spirituale, diventa lo strumento che consente di arricchire e accrescere la capacità di amare e di vivere. La motivazione di questo bel risultato sta nell’esercizio paziente e faticoso di cesellare la nostra persona e le azioni che facciamo in modo che tutto si muova in armonia e simbiosi di un aspetto con l’altro. Ciò evita la conflittualità e i contrasti, facilita invece la sintonia e la comunione, quando ci si trova a lavorare assieme, non per puro interesse egoistico, ma per ricavare benefici per ciascuno di noi e per gli altri. Il lavorare si fa così il raccordo tra l’amare e il vivere, affinché il lavoro spinto dall’amore, produca frutti per vivere bene. Sembra un paradosso, ma bisogna dire piuttosto che è un miracolo della grazia divina e della collaborazione umana. Ne deriverebbe una serenità e felicità nella famiglia, nella società e nella comunità cristiana.

Tale benefica conclusione è detta espressamente da Maria. “Se attraverso la preghiera, l’amore ed il sacrificio il Regno di Dio è nei vostri cuori, allora per voi la vita è lieta e serena”. Lei non dice menzogne, ma parla con verità per il nostro bene. Assecondiamo le sue parole e ne trarremo frutti abbondanti. Non andiamo in cerca di altre ricette o medicamenti terreni che non hanno il potere di trasformare il male in bene, né il dolore in amore, altrimenti restiamo impigliati nelle angosce e miserie umane.

4. Dove si trova l’amore si attua la pace. La Vergine accenna a un aspetto delicato che rimane spesso dimenticato e trascurato. Ecco le sue parole: “Tra coloro che amano mio Figlio e si amano reciprocamente per mezzo di Lui, le parole non sono necessarie. È sufficiente uno sguardo per udire le parole non pronunciate e i sentimenti non espressi.” Una caratteristica dell’amore sincero è la delicatezza e sensibilità che consente di comunicare tra persone senza tante parole ma attraverso uno sguardo, una carezza, un gesto. Di fatto le parole alle volte sono di inciampo e sono eccessive; ci sottraggono dalle movenze interiori e dai giusti sentimenti; lo si sperimenta quando diciamo che quella persona mi capisce al volo, cioè senza tanti discorsi e circonlocuzioni. Ciò significa che si è stabilito un rapporto di comunione che va al di là delle manifestazioni esteriori, ma si inoltra nell’animo altrui e lo sa capire, percepire e accogliere. Non è facile, in quanto si richiede una certa introspezione che va al di là delle apparenze e sa scoprire i lati sia belli sia meno belli che ogni individuo possiede. Anzi sa prevenire persino i sentimenti più reconditi e li fa propri come se fossero suoi sentimenti e sue esigenze. Per questa ragione si crea un clima di comprensione reciproca, di scambio di idee e di sentimenti, di comunione da cui sorgono la pace e l’armonia dei cuori. Se tutti fossimo incamminati su questo orientamento che la Vergine ci propone, le cose andrebbero meglio ad ogni livello, e l’umanità potrebbe vivere tempi di pace e di concordia.

La Vergine chiude questo pensiero dicendo: “Laddove regna l’amore, il tempo non si conta più”. L’amore dunque ha una così vasta e profonda dimensione che va al di là del tempo e dello spazio, anticipando la felicità eterna. Infatti la vita fraterna, intrisa d’amore non avrà mai fine e ci sarà il trionfo dell’Amore divino e umano nella pienezza della beatitudine. D’altronde sappiamo che alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà.

5. Rischiarare il mondo con l’amore e la fede. Siamo arrivati alle ultime espressioni che sono un gioiello incastonato in un diadema: “Noi siamo con voi! Mio Figlio vi conosce e vi ama. L’amore è ciò che vi conduce a me e, mediante quest’amore, io verrò a voi e vi parlerò della salvezza. Desidero che tutti i miei figli abbiano fede e sentano il mio amore materno che li guida a Gesù; perciò, voi, figli miei, ovunque andate rischiarate con l’amore e con la fede, come apostoli dell’amore”. Dapprima la Vergine ci assicura che sia lei sia suo Figlio sono in mezzo a noi e ci offrono la loro assistenza e sostentamento nei vari fronti dell’esistenza. A noi spetta il compito di saperli accogliere e farli propri. Essi sono un tesoro da conservare gelosamente in modo che non si perdano e vengano meno. Ci dona un immenso piacere far risuonare nel nostro animo le sue dolcissime parole: “Mio Figlio vi conosce e vi ama”. Che meraviglia! Se le credessimo fino in fondo, la consapevolezza dell’amore di Gesù verso di noi e della sua conoscenza di ciascuno di noi ci renderebbe veramente felici e più nulla turberebbe il nostro cuore. Lasciamoci abbracciare e inondare da tale infinito amore, per essere ogni giorno fiduciosi e sereni, forti e vigilanti. Inoltre all’amore di Gesù si associa quello di Maria, con le sfumature tutte sue della tenerezza materna. Ancora una volta ce lo ripete che il suo unico intento e di portarci a suo Figlio per amarlo sopra ogni cosa e renderlo la ragione prima ed ultima del nostro vivere, amare, lavorare, soffrire e sperare. In tal modo diventiamo noi stessi come fiaccole ardenti che diffondono sempre la luce e il profumo soave dell’amore e trasmettono nei cuori la dolcezza della pace e della fede.

Grazie, O Vergine Maria! Non si trovano parole per poterti esprimere tutti i nostri sentimenti di gratitudine filiale e di sincero amore nei tuoi confronti, ma so che tu ci conosci e sai apprezzare i nostri slanci di amore come anche compatire le nostre debolezze e infermità. Tu stessa lo hai più volte affermato che stai in mezzo a noi e ci proteggi, ci guidi, ci sostieni con le tue materne premure. Di fatto ce ne accorgiamo che molte volte nonostante i nostri errori e miserie, tu, Madre cara, sai ribaltare le cose in modo da ricavare il bene dal male, l’amore dal dolore. Accogli benigna i nostri sentimenti e i nostri propositi. A te noi offriamo tutta la nostra adesione e la nostra docilità per essere, come tu vuoi, tuoi figli e testimoni del tuo amore tra gli uomini. Amen.


don Renzo Lavatori

Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.


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