Angolo teologico

Angolo teologico (54)

Messaggi del 25 maggio e 2 giugno 2019

Cari figli, per la Sua misericordia, Dio mi ha permesso di essere con voi, di istruirvi e di guidarvi verso il cammino della conversione.  Figlioli, tutti voi siete chiamati a pregare con tutto il cuore perché si realizzi il piano della salvezza per voi e tramite voi. Siate coscienti, figlioli, che la vita è breve e vi aspetta la vita eterna secondo i vostri meriti. Perciò pregate, pregate, pregate per poter essere degni strumenti nelle mani di Dio.  Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Commento teologico

1. Nell’introdurre il messaggio, Maria ribadisce che la sua presenza in mezzo a noi non è una sua iniziativa, ma dipende unicamente dalla volontà divina e dalla sua permissione. Tali parole devono farci riflettere che Ella agisce, come già su questa terra, solo dietro il divino volere e si rende disponibile in modo pieno e totale. È la donna che ripete la sua adesione incondizionatamente, generosamente e gioiosamente al suo Signore ed è a Lui che dobbiamo elevare il nostro sguardo e la nostra filiale gratitudine. Ciò fa capire che la Vergine rimane la “serva del Signore” e che è del tutto sottomessa, con la sua libera disponibilità, a Dio. Ed è questo che la contraddistingue da ogni altra persona e soprattutto dalla prima donna, Eva, la quale ha seguito invece il proprio volere, sotto la seduzione del serpente menzognero, in contrasto e disobbedienza alle parole del Creatore. Con Maria inizia un nuovo tempo di redenzione rigenerazione, dove al primo posto occorre mettere la sovranità amorevole di Dio, dalla quale ha origine tutto il movimento del cosmo e della storia e dunque della nostra vita quotidiana, che ha preso una diversa direzione non più verso la menzogna e la cattiveria, ma in sintonia tra la sapienza celeste e il percorso terrestre dell’esistenza.

            La Vergine ci offre un esempio fulgido, affinché anche noi, suoi figli e discepoli, ci poniamo sul medesimo atteggiamento di accogliere e seguire il volere divino: “Cari figli! Per la sua misericordia, Dio mi ha permesso di essere con voi”. Infatti subito dopo specifica quale sia la sua missione speciale in mezzo a noi, quella di educarci e guidarci sulla strada di una vera e intensa adesione al Signore: “Istruirvi e guidarvi verso il cammino della conversione”. La conversione non ha altro significato che cambiare rotta, girare all’inverso di dove vogliamo camminare noi esseri umani, nel senso che dobbiamo ricuperare l’unico orientamento valido e salvifico, segnato dalla Sapienza del Signore, dalla sua immensa bontà. La conversione dunque significa che procediamo contro corrente: il mondo, sotto la prepotenza del peccato e dell’egoismo, cammina sulla propria via da lui stesso costruita e proposta, che porta soltanto verso la distruzione, la tenebrosità, la morte, una via intrisa di superficialità, vanità e passionalità nociva. Invece la via progettata da Dio è esattamente il contrario, in quanto ci indica, e ci dà la forza di percorrerla, la meta del nostro pellegrinaggio terreno che sta nel regno celeste, al di sopra e al di là della stretta circonferenza della terra. Al primo posto deve stare non il nostro meschino ed egocentrico volere, ma la volontà sovranamente sapiente e l’amore tenerissimo di Dio, che si effonde in noi e da noi si riversa sui fratelli. Si tratta di un vitale capovolgimento di vedute, di concezione, di progettazioni e di scelte, non più ripiegate e intrappolate dentro la mondanità, ma aperte e luminose sull’orizzonte celeste, in cui troviamo la salvezza e la beatitudine senza fine, la piena felicità.

2. Dopo queste parole introduttive, la Vergine entra nel discorso centrale, dove indica la realtà fondamentale da scegliere e compiere: “Figlioli, tutti voi siete chiamati a pregare con tutto il cuore”. Ancora una volta si tratta di dare un primato alla preghiera, non solo quella fatta di parole ripetitive e meccaniche, distratte e autoreferenziali, ma quella preghiera sentita e sincera che nasce dal cuore, si ravviva con il fuoco dello Spirito Santo e conduce all’amore intenso e spontaneo verso Dio nostro Padre e verso gli altri, nostri fratelli. Non ci si sposta da là, dalla preghiera del cuore, ricca di fede e di filiale abbandono nelle braccia amorevoli del Padre e del Figlio. È il sussulto dell’animo che da noi parte per elevarsi verso il sussulto dell’essere divino, per sentirne i battiti vibranti di amore inaudito che, a loro volta, discendono su di noi e ci colmano di pace infinita, della sua misericordia e provvidenza, della sua luce di verità. Tale scambio tra cielo e terra, salendo e discendendo in un afflato di dolcezza e di forza, costituisce il legame indistruttibile che ci rende sicuri e coraggiosi, sereni e fiduciosi, in ogni circostanza, sia essa bella o meno bella. Quel legame non deve mai rompersi, perché è il sostegno di tutto il nostro essere, pensare e agire. In tal modo la preghiera del cuore diventa il tessuto che avvolge e travolge la nostra vita quotidiana, rendendola un canto di gioia e di oblazione, di spontaneità filiale e di impegno serio e duraturo, che non viene sconfitto neanche dai momenti più drammatici. Alla preghiera dunque non dobbiamo mai rinunciare, altrimenti siamo come delle macchine prive del carburante e perciò ferme e inoperose, angoscianti e insignificanti, destinate alla demolizione. Si rimane prigionieri della pigrizia e dell’insoddisfazione, incapaci di realizzare qualsiasi cosa di veramente prezioso e salutare, soprattutto si perde lo slancio per la edificazione del regno di Dio già su questa terra e poi nel compimento finale nei cieli.

Ella lo dice espressamente: “Pregare con tutto il cuore, perché si realizzi il piano della salvezza per voi e tramite voi”. La salvezza, quella eterna e definitiva, si attua solo attraverso la spinta e la forza della preghiera. E ciò che conta è propriamente raggiungere la salvezza, altrimenti ne restiamo fuori e poveri noi! La Vergine, da buona Madre, si impegna per portarci con lei in paradiso. A tale scopo ci incoraggia a non perderci nelle cose soltanto terrene, ma tenere lo sguardo e l’impegno verso il regno eterno di verità e amore, di giustizia e di pace per tutta l’eternità. Tale sguardo verso l’eternità dona senso e valore alla nostra esistenza cristiana, al nostro modo di pensare, amare, volere, soffrire e gioire. Così, attraverso di noi, l’attesa della salvezza eterna si espande nel mondo, attorno a noi, per raggiungere ogni creatura umana che ne ha estremo bisogno e che è alla sua ricerca.

La visione si apre sul vasto orizzonte della missione e testimonianza del cristiano, in particolare degli apostoli della Regina della pace, in ogni luogo dove vive e lavora l’essere umano. In tal modo l’azione materna di Maria, come balsamo di vita, si diffonde su tutta la faccia della terra, per portare ovunque l’amore salvifico di suo Figlio. Quale ampiezza di vedute Ella possiede! E attende la nostra collaborazione e disponibilità per essere veramente suoi testimoni e apostoli.

3. L’altro argomento, che si aggancia al precedente e che viene fortemente sottolineato, è quello della vita eterna a cui siamo diretti. Anche questo è di fondamentale importanza, in quanto oggi se ne parla poco o niente, né tra il popolo cristiano né all’interno della catechesi della Chiesa. Occorre invece ricuperare la consapevolezza che siamo su questa terra di passaggio, in attesa del regno glorioso di Cristo, dove troveremo finalmente la pienezza della beatitudine. La ricorrente tentazione, che si assale e ci assorbe, è di pensare, anche inconsapevolmente ma costantemente, che la vita termini su questa terra e poi non si sa che cosa ci sia, come ci fosse il vuoto assoluto. Ci lasciamo ipnotizzare dalle realtà materiali, come fossero i valori più vitali per noi, con una drammatica conseguenza di perdere la corsa e rimanere fuori dalla salvezza, per restare reclusi nella condanna dell’inferno.

Non è in gioco qualcosa di poco conto, ma la felicità eterna che stupidamente ci lasciamo derubare dal maligno cadendo nella sua seduzione. Poveri noi! Da qui il significato importante e necessario del richiamo materno di Maria, che dobbiamo fare nostro con tutte le forze affinché non siamo trascinati alla malora per sempre. Non lasciamoci ingannare dalla futilità dei beni passeggeri e inconsistenti, che ci attanagliano il cuore e ci impediscono di respirare l’aria balsamica del cielo. Oggi si parla molto dell’inquinamento atmosferico, ma anch’esso riguarda l’aspetto materiale, sebbene importante, mentre trascuriamo quell’inquinamento più grave della nostra anima che si intossica di veleni molto peggiori e pesanti fino alla morte eterna senza scampo. La Vergine ce lo ripete con estrema chiarezza: “Siate coscienti, figlioli, che la vita è breve e vi aspetta la vita eterna secondo i vostri meriti”.

Dovremo ripetercelo spesso che la vita terrena è fugace e fugge via velocemente. Da questa consapevolezza consegue un sano distacco e la libertà interiore davanti alle lusinghe del mondo e della carne. La Vergine, come fa d’altronde il vangelo, ci riporta alla verità fondamentale per una saggia esistenza terrena: ricordate che la vita terrena è breve. Per questo va valorizzata, affinché sia il tempo in cui noi possiamo acquistare i meriti per ottenere la vita eterna. Si tratta dell’unica occasione in cui possiamo mettere tutto il nostro impegno per conquistare il premio della beatitudine del paradiso. Resta vero che il premio della felicità eterna è un dono della divina bontà e misericordia, tuttavia esso deve essere accompagnato dalla nostra responsabile cooperazione di servire il Signore, eseguire la sua santa volontà, ascoltare la sua Parola di vita e, di riflesso, essere generosi verso i fratelli più bisognosi. Le opere di carità ed elemosina sono efficaci per ottenere la ricompensa celeste.

Solo in tal modo possiamo vivere sereni su questa terra, sempre protesi per raggiungere la meta del paradiso. Maria ci sprona e ci aiuta a guardare avanti, verso quel punto luminoso, da cui scaturisce la grazia per una vita senza tramonto, dove la morte è sconfitta per sempre e con la morte ogni dolore, ogni cattiveria e ogni tenebrosità. Là, nella pienezza della verità e dell’amore, avremo finalmente la pienezza della felicità.

O Maria, tu apri la strada del bene e della beatitudine senza fine a noi creature umane, che spesso restiamo offuscate dalla nebbia della cecità superficiale e dalla durezza del cuore che ci chiude all’amore divino. Eppure siamo e ci diciamo figli tuoi che tu accogli e proteggi sotto il tuo manto materno. Per questo noi ricorriamo a te, nostra consolatrice e guida sicura nel cammino della santità. Ti supplico, o Madre buona, allontana ogni insidia del maligno e rendici ogni giorno più docili e fedeli ai tuoi saggi suggerimenti. Avvolgi del tuo amore il nostro animo e guariscilo da tutte le sue ferite. Abbi pietà di noi, miseri peccatori, ma desiderosi di crescere e vivere in conformità alla volontà salvifica del Padre celeste, alla Parola rivelatrice del Figlio incarnato, al calore ardente dello Spirito Santo. Amen!

Cari figli,  soltanto un cuore puro ed aperto farà sì che conosciate davvero mio Figlio e che tutti quelli che non conoscono il suo amore lo conoscano per mezzo di voi.  Solo l’amore farà sì che comprendiate che esso è più forte della morte, perché il vero amore ha vinto la morte ed ha fatto in modo che la morte non esista.  Figli miei, il perdono è una forma eccelsa d’amore. Voi, come apostoli del mio amore, dovete pregare per essere forti nello spirito e poter comprendere e perdonare. Voi, apostoli del mio amore, con la comprensione ed il perdono, date esempio d’amore e di misericordia. Riuscire a comprendere e perdonare è un dono per cui si deve pregare e di cui si deve aver cura. Col perdono voi mostrate di saper amare. Guardate, figli miei, come il Padre Celeste vi ama con un amore grande, con comprensione, perdono e giustizia. Come vi dà me, la Madre dei vostri cuori. Ed ecco: sono qui in mezzo a voi per benedirvi con la materna benedizione; per invitarvi alla preghiera e al digiuno; per dirvi di credere, di sperare, di perdonare, di pregare per i vostri pastori e soprattutto di amare senza limiti. Figli miei, seguitemi! La mia via è la via della pace e dell’amore, la via di mio Figlio.  È la via che porta al trionfo del mio Cuore. Vi ringrazio!”

Commento teologico

Il messaggio è incentrato sull’amore. Esso inizia con una introduzione dove si afferma che la condizione indispensabile per conoscere l’amore sta nell’avere un cuore puro e aperto. Poi, in un primo approfondimento, si sostiene che l’amore è più forte della morte; in seguito si sofferma sul perdono quale forma eccelsa dell’amore; inoltre si evidenzia l’importanza del ruolo degli apostoli del suo amore. Infine la conclusione indica chiaramente l’unica via della pace e dell’amore.

Introduzione. La condizione indispensabile per arrivare ad una sana e totale conoscenza dell’amore e poterlo accogliere è quella di un cuore limpido ed esteso: “Cari figli, soltanto un cuore puro ed aperto”. Il cuore puro indica anzitutto un cuore privo di torbidezza e libero dall’asservimento alle passioni istintive o ai peccati carnali; inoltre esso presuppone un atteggiamento interiore che non sia mosso da interessi egoistici e delimitati all’orizzonte esclusivamente materiale e terreno, ma unicamente da una sincera e convinta ricerca del bene e dei valori più elevati e arricchenti dal punto di vista spirituale. Dall’altra parte un cuore aperto vuole evidenziare la disponibilità ad accogliere in pienezza la verità delle cose e delle idee, senza soffermarsi su questioni particolari di basso tenore o di false prospettive intrise di vanità o ambizione o avidità di potere e di possesso, di chiusura davanti alla vastità e complessità degli aspetti fondamentali concernenti la vita, la natura, la fede, la divina rivelazione.

Questi due aggettivi, puro e aperto di cuore, sottolineano dunque che il soggetto umano deve essere come un cristallo, pulito e disposto a prendere su di sé i raggi che emanano dalla luce e farli risplendere in modo che possano brillare anche davanti agli altri: “Un cuore puro ed aperto farà sì che conosciate davvero mio Figlio, e che tutti quelli che non conoscono il suo amore lo conoscano per mezzo di voi”. Come si vede, l’ultima frase fa capire che ogni cuore puro e aperto diventa una fonte riflessa di splendore su tutta la faccia della terra.

Questa Luce, viene detto chiaramente, sta nel Figlio suo, Gesù Cristo, il quale, come si sa, è la Luce del mondo. Ne segue la centralità della figura e dell’opera di Cristo, che va conosciuta, apprezzata, amata, vissuta, testimoniata. Si tratta di una vigorosa cascata di luce che dal Figlio suo discende verso di noi e da noi si espande sulla umanità cominciando dalla nostra famiglia, i nostri figli, le nostre parrocchie e associazioni, le persone e i luoghi dove viviamo, lavoriamo e ci santifichiamo.

1. L’amore più forte della morte. La Vergine tocca l’argomento centrale in cui approfondisce il senso più elevato dell’amore. Anzitutto occorre rendersi conto del valore primario dell’amore e ciò è possibile se ci lasciamo avvolgere dall’Amore divino, che viene effuso nel nostro animo il giorno stesso del battesimo con il dono dello Spirito Santo e noi diventiamo tempio vivo dello Spirito. Proprio Lui, lo Spirito di verità e amore, ci rende coscienti di quanto l’Amore divino sia immenso e potente, pertanto esso supera ogni potenza avversa, anche la morte: “Solo l’Amore farà sì che comprendiate che esso è più forte della morte”.

Che significa questa frase così incisiva e poderosa, da far strabiliare gli occhi e sobbalzare il cuore? Chi può sconfiggere la massima negatività e tenebrosità, che sta accovacciata nella distruzione dell’esistenza, nella negazione della vita, cioè nella morte avversaria potente di ogni barlume di vitalità? Non si tratta solo della perdita della vita fisica o biologica, ma più drammaticamente della morte spirituale, quella che conduce gli esseri umani a perdersi per sempre nel rifiuto dell’amore, del bene, della verità, per essere sprofondati nell’abisso infernale, il regno della seconda morte, quella eterna e irrimediabile. Eppure l’amore ha la forza infinitamente superiore di sbaragliare la morte, di annientarla e disintegrarla, in modo che trionfi la vita beata e immortale nella gloria del paradiso.

La Madonna dona la ragione dell’impotenza della potente morte davanti al vigore sovrano dell’Amore, in quanto l’amore vincente non viene dalla terra cioè dall’umanità. Di fatto l’uomo, con le sue fragili capacità, non possiede la forza di anteporsi alla morte e contrastarla, ma ne è devastato e ne resta misera vittima. Soltanto l’onnipotenza del Divino Amore, che proviene dalle altezze celesti ed è calato sulla nostra terra con l’incarnazione del Verbo eterno, che si è fatto uomo ha patito ed è morto sulla croce e risorto, Gesù Cristo. Lui, lui solo, ha potuto annientare la morte, in ragione precisamente del suo Amore infinito. Egli, pur essendo uomo, non era soggetto alla morte, in quanto era in tutto simile a noi eccetto il peccato, il quale ha introdotto nel mondo la pena di morte. Gesù si offre liberamente e consapevolmente al sacrificio della sua vita umana. E lo fa unicamente per filiale amore e obbedienza verso il Padre celeste e insieme per offerta salvifica verso l’umanità peccatrice destinata alla morte. Questo estremo amore divino e umano, intriso di sommo dolore, è veramente e pienamente più forte della morte, che viene disintegrata nel momento in cui Egli muore per amore sulla croce: “Perché il vero Amore ha vinto la morte ed ha fatto in modo che la morte non esista”.

Mirabile mistero di un amore così grande che ha potuto sopraffare la morte e renderla inetta, anzi completamente distrutta. Il dolore massimo, vissuto con un amore infinito, diventa fonte di redenzione e di vita imperitura. Da quella croce innalzata, da quell’albero della vita, sgorga la vita nuova ed eterna per noi poveri esseri mortali. La Vergine ce lo sottolinea con ardore e noi dobbiamo accoglierlo con animo puro e aperto, credendo in esso, lasciandoci avvolgere e rinnovare da esso per essere creature non più soggette alla morte ma alla vita per sempre nella beatitudine del cielo. Certamente tocca a noi la scelta libera di aderire al Divino Amore e non essere ingannati dall’apparente forza del male e della morte. Dov’è o morte la tua vittoria? Dove sta più il tuo pungiglione? Sei stata estromessa per sempre e non potrai mai più rivivere e tanto meno regnare.

2. Il perdono la forma eccelsa dell’amore. Lo dice esplicitamente la Vergine: “Figli miei, il perdono è una forma eccelsa d’amore”. Per capire tale espressione occorre chiarire il concetto di perdono: la parola è composta di due elementi (per-dono), di cui la prima è la preposizione per o iper, che significa superiore o di alto spessore, che va al di là del generico e acquista un valore del tutto speciale; la seconda parola è dono, quale manifestazione sensibile e visibile dell’amore di una persona verso l’altra. Pertanto il perdono esprime un grado il più intenso della benevolenza, perché è il dono gratuito e generoso che viene elargito da colui che è stato offeso a colui che lo ha offeso. Si tratta di un dono prezioso e del tutto specifico che comporta un atteggiamento di compassione verso chi ha fatto del male, il quale meriterebbe una pena o una vendetta o una retribuzione del medesimo insulto o atto reprobo. Invece il perdono supera l’avversità e rivela la grandezza impensabile dell’amore più forte della sua negazione, anzi che sa trasformare il male in bene, il peccato in grazia, come avviene nell’amore divino. Ne segue che esso richiede molta attenzione e cura, anche il superamento del proprio egoismo, non sempre di facile successo, e per tale motivo deve essere sostenuto dalla preghiera per implorare la grazia al Signore che ha perdonato ai suoi crocifissori: “Riuscire a comprendere e perdonare è un dono per cui bisogna pregare e di cui si deve aver cura”, richiede cioè un certo esercizio e sacrificio. Da qui si capisce che il perdono è la più eccelsa manifestazione dell’amore.

Nasce una domanda usuale: ma come è possibile perdonare se si è stati maltrattati, umiliati, defraudati? Con le personali disposizioni umane sembra un’impresa impossibile. Tutt’al più si usa l’espressione di dire che si è perdonata ma non si è dimenticata l’offesa. Anche questo atteggiamento rimane imperfetto e inconcludente: il non dimenticare implica la permanenza del rancore e del giudizio di severa condanna. Ma in questo modo mettiamo in discussione anche il perdono che spesso noi chiediamo a Dio per le molteplici offese che facciamo nei suoi confronti con i nostri peccati, come se anche Lui non dimenticasse e aspettasse il momento propizio per castigarci. Ma questo costituisce una sfida e una mancanza di fede nel suo amore infinito che si rivela particolarmente nel sacrificio di Cristo sulla croce per espiare i gravissimi peccati dell’umanità.

Occorre sempre ricordare che il perdono, proveniente dalla fonte del Divino Amore, dissolve il peccato per trasformarlo in grazia di redenzione. Proprio dalla morte in croce noi siamo stati perdonati e liberati dalla schiavitù del peccato e della morte per essere rigenerati in figli di Dio amati, benedetti, abbracciati e ricolmati del suo amore infinito. Proprio in forza di tale amore, che dovrebbe albergare nel nostro cuore, noi possediamo la forza di perdonare ai nostri nemici e dimenticare le loro avversità, affinché anch’essi possano ritrovare la via del bene e della fede per la loro salvezza eterna.

Da qui l’amabile e impegnativa conseguenza: se noi siamo stati perdonati e ne abbiamo vissuto la sua soave tenerezza, come possiamo chiudere il cuore davanti a qualche sgarbo o cattiveria che ci è stata procurata? Noi invece siamo pronti a usare la misura della vendetta, mentre Dio ci dona il perdono totale e persistente, nonostante le nostre ripetute ingratitudini. Anche se pecchiamo più di 7 volte al giorno e ne chiediamo la misericordia con sincero pentimento, Egli ci perdona 70 volte 7. Noi saremo giudicati con la medesima misura con cui giudichiamo gli altri; saremo perdonati se anche noi avremo perdonato: “Guardate, figli miei, come il Padre celeste vi ama con un amore grande, con comprensione, perdono e giustizia”.

3. Gli apostoli del suo amore. La Vergine si rivolge ora direttamente ai suoi devoti, quali apostoli o missionari o testimoni del suo amore tra gli uomini. Per ben due volte li richiama al loro dovere: anzitutto essi stessi devono essere ricolmi del divino Spirito e poi riversare il medesimo Amore divino nel mondo: “Voi, come apostoli del mio amore, dovete pregare per essere forti nello spirito e poter comprendere e perdonare”.  Sono usati tre verbi: pregare – comprendere – perdonare. Lo Spirito Santo va pregato, invocato, adorato, accolto, amato. La preghiera apre una finestra per fare entrare nell’animo i raggi calorosi e vitali dello Spirito d’Amore, la sua luminosità che fa luce nella mente e la rende idonea a vivere sapientemente le movenze dello spirito e non ricadere nella schiavitù della carne. Poi occorre comprendere, cioè capire e rendersi conto di quello che può operare lo Spirito, affinché ne siamo consapevoli e responsabilizzati, soprattutto ne veniamo irrorati continuamente, ravvivati e rafforzati. Infine perdonare, quale ultimo tassello e benefico effetto dell’azione interiore dello Spirito divino.

Dopo queste forti esortazioni, Ella prosegue con un ulteriore invito a testimoniare nella chiesa e nel mondo l’amore infinito che scende dal cielo e attraverso di noi può irradiarsi su tutta l’umanità: “Voi, apostoli del mio amore, con la comprensione e il perdono, date esempio di amore e di misericordia…con il perdono voi mostrate di saper amare”. Si tratta di dare l’esempio e mostrare visibilmente e concretamente come sia possibile amare in un mondo in cui prevale l’egoismo e l’avidità di possedere. D’altronde ciò corrisponde a quanto ci esorta Gesù stesso: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente donate. 

Conclusione. La Vergine, lei stessa, si auto-raffigura come un dono di Dio per noi quale nostra Madre amabilissima: “Il Padre vi dona me, la Madre dei vostri cuori”. Stupenda pennellata della sua maternità! Ella cura, educa, guarisce, purifica i nostri cuori, per renderci puri, pronti, generosi a diffondere il suo amore materno nel mondo. Ella elenca con schiettezza le sue benefiche azioni nei nostri confronti: “Ed ecco: sono qui in mezzo a voi per benedirvi con la materna benedizione; per invitarvi alla preghiera e al digiuno; per dirvi di credere, di sperare, di perdonare, di pregare per i vostri pastori e soprattutto di amare senza limiti”. Che meraviglia e che stupore davanti a così inebrianti parole d’amore!

Grazie, o Madre amabile, per quello che ci dici e fai per noi, tuoi figli e apostoli. Ne sentiamo l’impeto e l’incoraggiamento a seguire i tuoi suggerimenti, come tu stessa lo ripeti: “Figli miei, seguitemi. La mia via è la via della pace e dell’amore, la via di mio Figlio”. Dolci e forti parole a cui non possiamo sottrarci, perché capiamo che esse sono di una pienezza di verità, di amore, di vita, che non troviamo altrove. Le facciamo nostre. Ma tu, o Vergine pietosa, allunga la tua mano e trascinaci verso tuo Figlio, per essere un tutt’uno con Lui, vivendo in Lui e per Lui. Vogliamo seguirti con tutte le nostre forze per percorrere la strada che tu mostri: “E’ la via che porta al trionfo del mio Cuore”. Perdona la nostra pigrizia, i nostri ritardi e trascuratezze. Ma noi siamo certi che tu ci sorreggi, ci sproni, ci illumini e soccorri senza stancarti mai, o dolcissima e amatissima Madre nostra. Amen

Don Renzo Lavatori  

don Renzo Lavatori

Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.


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