Omelie

Omelia della santa Messa Medjugorje, 11 luglio 2019

Omelia della santa Messa – Medjugorje, 11 luglio 2019

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Parola del Signore.

Cari fratelli e sorelle in Cristo, cari pellegrini, cari ascoltatori di Radio Mir Medjugorje, nel Vangelo abbiamo sentito che Pietro chiede a Gesù: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto per seguirTi. Che cosa ne avremo in cambio? Cosa riceveremo come ricompensa?” 

Mi sembra che questa domanda abbia una mentalità di commercio piuttosto che un abbandono totale in Gesù. Pietro ha lasciato la casa della suocera, una povera barca e delle reti strappate. Materialmente ha lasciato poco. Ma Pietro ha il desiderio di vantarsi che ha lasciato tutto per ricevere qualcosa in cambio. Chiede di più a Gesù. 

Anche se si tratta di una domanda apparentemente commerciale Gesù non lo critica, ma gli insegna. Con pazienza risponde a Pietro spiegandogli cosa riceverà se davvero lascia tutto. Qui l’accento viene messo su “tutto”, perchè Pietro in questo momento ha davvero lasciato tutto? Non basta il materiale; egli ha ancora questo bisogno di vantarsi, ha ancora l’ego spirituale e sottolinea che ha dei meriti. Dice di aver lasciato tutto il materiale per seguirLo e adesso chiede una ricompensa. E’ come se avesse dimenticato le parole di Gesù: “Cosa avete che voi non abbiate ricevuto?”

Un amico mi ha raccontato che durante tutto il giorno aveva posato delle pietre sulle scale esterne del giardino. Sua figlia di 5 anni voleva aiutarlo. Siccome era piccola non era in grado di poterla aiutare in questo lavoro. Suo papà le ha chiesto di cantare mentre lui lavorava, ma lei si è rifiutata. Voleva lavorare assieme a lui. Con attenzione il papà le ha permesso di posare la sua mano sulle mattonelle che stava mettendo sulla scala. Senza l’aiuto della bambina avrebbe terminato il lavoro molto più velocemente, ma alla fine della giornata aveva sia le scale belle che la figlia piena di fierezza. A cena la bambina ha detto: “Con papà abbiamo fatto le scale”. 

Anch’io, come questa bambina, al termine della giornata o della mia vita posso vantarmi che Gesù ed io abbiamo fatto molto per il Regno di Dio. La Scrittura ci dice chiaramente che senza di Lui non possiamo fare nulla. Il nostro contributo è come quello della bambina per costruire le scale. 
Senza lo Spirito di Dio non possiamo fare nulla, eppure Dio usa gli esseri umani, Suoi servi, per continuare la Sua Opera. 

Madre Teresa di Calcutta diceva spesso: “Il più grande miracolo è che Dio per continuare le Sue grandi Opere si serve di piccole cose e piccole persone che sono imperfette, proprio come noi”. 
La forza di coloro che sono stati scelti, che sono stati mandati da Dio, non si trova nei muscoli e nella saggezza umana, ma nella fiducia in Dio. 
La mia più grande forza si trova in una fiducia senza condizioni. 

Pietro si vanta di aver lasciato tutto. Dice che quello che ha lasciato gli apparteneva. Dunque cerca una ricompensa adatta. Credo che volesse anche svegliare l’ammirazione nelle altre persone e in Gesù Stesso per aver abbandonato i suoi beni. Il giovane ricco, invece, non era riuscito a farlo. 

Un uomo aveva lasciato tutto per vivere la vita ascetica nel deserto. Aveva venduto tutto e non aveva portato nulla con se. Ma ogni tanto usciva dal deserto per vedere se c’era qualcuno che lo ammirava per quello che stava facendo. 
Quest’uomo aveva lasciato tutto, ma soltanto esteriormente. Infatti non aveva lasciato il suo orgoglio spirituale. Questo era per lui un ostacolo per arrivare nel Regno Celeste. E’ chiaro che non è sufficiente lasciare tutto esteriormente. 

La legge spirituale dice: “Abbandoniamoci completamente a Dio altrimenti non ci abbandoneremo affatto”. Affinchè il nostro abbandono sia reale e diventi sorgente di pace interiore deve essere totale. 
E’ cosa buona mettere tutto nelle Mani di Dio cercando di non controllare nulla , nè da un punto di vista materiale nè da quello spirituale. 

C’è una cosa che dobbiamo sapere. Quello che non abbiamo affidato a Dio, quello che vogliamo controllare con le nostre forze, sarà per noi sorgente di angoscia, di preoccupazione e di paura. La pace interiore sarà la nostra realtà nella misura in cui ci abbandoniamo a Dio, nella misura in cui siamo liberi dai nostri attaccamenti, in particolare dal legame col nostro ego che è il nostro più grande ostacolo. L’abbandono totale a Dio contiene una misura di rinuncia che è inevitabile. Questo è ciò che per noi è più difficile. C’è una tendenza naturale nell’uomo che spinge ad attaccarsi ai beni materiali, ai sentimenti, desideri, piani. E’ davvero difficile abbandonare tutto questo, perchè abbiamo quasi la sensazione di perderci, di morire. 

E’ importante credere con tutto il nostro cuore alla Parola di Gesù. Colui che perde riceve.
Nel Vangelo sta scritto: “Colui che vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perde la propria vita a causa Mia la troverà”. 
L’uomo che accetta la morte rinunciando ad attaccarsi trova la vera vita. 
“Se le persone sapessero tutto ciò che l’essere umano può ricevere quando rinuncia a tutto…” dice santa Teresa di Gesù Bambino. 
San Giovanni della Croce dice: “Nel momento in cui ho smesso di chiedere tutti i beni mi sono stati accordati”. 

Fratelli e sorelle, se noi ci liberiamo di tutto, affidando ogni cosa alle Mani di Dio, Dio ci donerà molto di più. Il Vangelo ci parla del centuplo. Marco aggiunge: “Già in questo mondo”. Perchè Dio da in abbondanza. 
La nostra natura umana si rivolta all’idea di abbandonare tutto. Desideriamo possedere. Un abbandono totale a Dio non è qualcosa di naturale: è una grazia che dobbiamo chiedere a Dio Stesso. Lui ce la darà se pregheremo con perseveranza. 

Gesù dice nel Vangelo di Matteo: “Chiedete e vi sarà dato”.
L’abbandono è il frutto dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo non lo custodisce per Sè; lo da a coloro che lo chiedono. 
Questa chiamata a seguire Gesù non la indirizza a tutti, ma a qualche persona. C’erano tante persone giovani che ascoltavano Gesù, ma Gesù fa la richiesta “lascia tutto, vendi tutto” solamente al giovane ricco e ai suoi apostoli. Ma questo giovane non è riuscito a farlo e per questo se ne è andato triste. Questa chiamata di Gesù, che era molto chiara, lo perseguiterà durante tutta la sua vita. Gesù non gli ha detto di lasciare il materiale – zaino, tunica, bastone – per poter percepire la povertà e vivere di elemosina, soffrendo fame e freddo; Gesù voleva far capire che tutto questo sarebbe stato assicurato sul cammino della vita a condizione di aver lasciato tutto per darsi all’annuncio del Regno di Dio con una fiducia totale in Dio. Questa è la fede.
Ogni missione ed ogni chiamata sono basate sulla fede. 

Vorrei sottolineare due cose del Vangelo di oggi. La prima è che Gesù chiede di rinunciare a tutto, non soltanto esternamente, ma anche nel cuore. Lasciare tutto per mettere il Signore al centro dei nostri pensieri e sentimenti. Rendiamoci conto della promessa: riceveremo cento volte ciò che abbiamo lasciato. 
Il segno che abbiamo lasciato tutto per Gesù è la persecuzione. Questo è scritto chiaramente nel Vangelo di Marco. E’ impossibile seguire Gesù da vicino e non essere perseguitati in questo mondo. 
Sant’Agostino dice: “Se fino ad oggi non hai sofferto a causa di Cristo, se non sei stato perseguitato, chiediti se stai vivendo veramente il Vangelo”.
Se non abbiamo sperimentato persecuzioni è un segno che non abbiamo lasciato tutto. La felicità e i doni promessi non sono dati senza sofferenza e persecuzione. Non c’è amore senza sofferenza, come sta scritto nell’”Imitazione di Cristo”. 
Se abbiamo prove, maldicenze, discriminazioni, dobbiamo saper trasformare tutto in bene. Faremo parte della Sua croce e saremo ancora più uniti a Lui. A questo pensava san Paolo quando diceva che noi nel mondo non abbiamo nulla, ma allo stesso tempo possediamo tutto. 

Solo Dio può chiedere all’uomo di abbandonare tutto. L’uomo può fare ciò solamente per amore verso Dio. Possiamo lasciare grandi cose solamente a causa di una cosa ancora più grande. 
Quando l’uomo trova il Tesoro della sua vita abbandona tutto per ottenerlo.
E’ più facile vivere da sacerdote, religioso, religiosa, rinunciando alla famiglia e ad ogni bene oppure è più facile vivere una vita da genitore che si dona completamente per i propri figli? L’una e l’altra vita sono difficili. L’una e l’altra sono molto belle solamente se abbiamo risposto a questa chiamata. 
Non c’è bellezza senza sofferenza e difficoltà. 

Al giorno d’oggi la vocazione sacerdotale non è molto in voga. Dio, in ogni caso, attira sempre. Egli è sempre cercato dagli uomini. 
Papa Giovanni Paolo II diceva spesso che gli uomini di oggi cercano Dio più che mai, ma per trovarLo devono trovare uomini che hanno fatto esperienza di Dio e trascorrono tempo con Lui. Questo significa che il problema non sono le vocazioni, perchè ci sono molte persone che sono chiamate. Il problema non è in Dio e non è la Chiesa. Il problema siamo noi credenti e noi sacerdoti. Affinchè qualcuno desideri diventare sacerdote o religioso è necessario che si possa vedere in noi. Non può cominciare ad amare Gesù se non lo vede fare da altri. 

Una sera, dopo un concerto, Andreas Segovia, considerato il miglior chitarrista di ogni tempo, è stato avvicinato da un suo fan che gli ha detto: “Darei la mia vita per suonare la chitarra come lei”. E lui ha risposto: “E’ il prezzo che io ho pagato”. 
Allora la domanda che ci viene posta è: “Daresti la tua vita per trovare Gesù?” Questo è il prezzo: dare tutto, dare la propria vita. 
Solo se io do la mia vita trovo Gesù. Per questo sono rare le persone che Lo trovano. Non parliamo del peso dell’abbandono di tutto, ma della gioia della scoperta di un tesoro. 

Il culmine di tutte le parabole di Gesù è la gioia e non la rinuncia. Il discepolo di Cristo non è qualcuno che ha lasciato qualcosa, ma piuttosto qualcuno che ha trovato qualcosa e che ha trovato tutto. 

Amen.

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