Angolo teologico

Angolo teologico (49)

Messaggi del 25 dicembre 2018 e 2 gennaio 2019

Messaggio a Marija del 25 dicembre 2018
“Cari figli! Vi porto mio Figlio Gesù che è il Re della pace. Lui vi dona la pace, che questa pace non sia solo per voi, figlioli, ma portatela agli altri nella gioia e nell’umiltà. Io sono con voi e prego per voi in questo tempo di grazia che Dio desidera darvi. La mia presenza è il segno dell’amore, mentre sono qui con voi per proteggervi e guidarvi verso l’eternità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Commento teologico

Il messaggio si divide in due parti: la prima ricorda l’evento del Natale di Gesù, il Re della pace. La seconda manifesta il senso più vero e bello della presenza di Maria in mezzo a noi. Vediamo l’una e l’altra.

1. Gesù il Re della pace. La Vergine Madre dichiara che la sua missione è quella di portare a noi suo Figlio. Ella cioè costituisce lo strumento attraverso il quale il Verbo eterno di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi: “Cari figli! Vi porto mio Figlio Gesù che è il Re della pace. Lui vi dona la pace”. Senza la sua disponibilità e sottomissione al volere di Dio Padre, il Figlio eterno non poteva nascere come uomo tra gli uomini. Questo ci fa capire quale grande ruolo Ella ha svolto in nostro favore.

Veramente dovremmo avere una profonda gratitudine a Lei che, nel suo grembo verginale, è stato concepito il divino Bambino per opera dello Spirito Santo ed è stato partorito a Betlemme. E così noi abbiamo potuto accogliere sulla terra la venuta del Figlio di Dio. In tal modo Ella si fa mediatrice di salvezza per l’umanità. Grazie, Madre santa, che ci hai donato un così eccelso salvatore e redentore, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Che meraviglia!

Maria dichiara che Cristo è il Re glorioso della pace. Di quale pace si tratta? Non tanto la pace quale privazione di guerre militari e mortali, ma piuttosto la pace che si trova nel nostro animo e ci rende sereni e fiduciosi. Essa consiste nella nostra unione con Dio, con la sua Parola e la sua grazia. Soprattutto la pace comporta l’amore che dal Padre celeste, attraverso il Figlio incarnato, arriva a noi e dimora dentro di noi. La pace perciò discende dal cielo e si immerge sulla terra, affinché si diffonda piano piano come un secchio di olio che si spande su ogni angolo della casa. Dalla pace del nostro cuore segue la pace nelle nostre famiglie, la pace nelle comunità e associazioni, la pace sociale e civile. Essa è come una fonte zampillante di acqua salutare e rigenerante: “Questa pace non sia solo per voi, figlioli, ma portatela agli altri nella gioia e nella umiltà”.

2. La presenza di Maria quale segno di amore. Ella ribadisce che si intrattiene con noi e prega per noi con lo scopo preciso di ottenere la grazia divina e gli aiuti celesti di cui abbiamo estremo bisogno: “Io sono con voi e prego per voi in questo tempo di grazia che Dio desidera darvi”. In effetti Dio ci offre un tempo di grazia, nel senso di un tempo portatore sulla terra, con il Figlio suo incarnato, di un soffio potente di rinascita e di vita nuova e fruttuosa.

Ulteriormente Ella afferma che se la pace è l’effetto benefico dell’amore, ne consegue che senza la pace interiore l’amore non può sussistere e viene emarginato dalla terra, trasformando la vita in odio e violenza: “La mia presenza è il segno dell’amore, mentre sono qui con voi per proteggervi e guidarvi verso l’eternità”.

Spetta a noi non solo accogliere l’amore di Dio e farlo nostro, ma perseverare e crescere in un amore sempre più ricco e fecondo, per poterlo trasmettere al nostro prossimo e a tutte quelle creature umane che incontriamo sul nostro cammino e che hanno bisogno di essere incoraggiate, illuminate, sorrette dall’amore divino. E ciò vale non solo per la vita terrena, ma soprattutto per raggiungere l’eternità felice. In fondo le parole di Maria non fanno altro che farci capire come il vero amore, la comunione fraterna e la pace siano i frutti del nostro essere e vivere in Cristo, con Cristo e per Cristo.

Messaggio a Mirjana del 2 gennaio 2019
Cari figli, purtroppo fra voi, miei figli, c’è così tanta lotta, odio, interessi personali, egoismo. Figli miei, dimenticate così facilmente mio Figlio, le sue parole, il suo amore! La fede si spegne in molte anime e le cose materiali del mondo afferrano i cuori. Ma il mio Cuore materno sa che ci sono ancora quelli che credono e amano, che cercano di avvicinarsi il più possibile a mio Figlio. Cercano mio Figlio instancabilmente, e quindi così cercano anche me. Sono gli umili ed i miti, con i loro dolori e le sofferenze che portano in silenzio, con le loro speranze, ma soprattutto con la loro fede. Sono gli apostoli del mio amore. Figli miei, apostoli del mio amore, vi insegno che mio Figlio non chiede soltanto preghiere incessanti, ma anche opere e sentimenti; chiede che crediate, che preghiate, che con le vostre preghiere personali cresciate nella fede, che cresciate nell’amore. Amarvi gli uni gli altri: questo è ciò che lui chiede. Questa è la via verso la vita eterna. Figli miei, non dimenticate che mio Figlio ha portato la luce in questo mondo, ma l’ha portata a coloro che hanno voluto vederla ed accoglierla. Siate voi quelle persone, perché quella è la luce della verità, della pace e dell’amore. Io vi guido maternamente affinché adoriate mio Figlio, affinché amiate mio Figlio con me, affinché i vostri pensieri, parole ed opere siano rivolti a mio Figlio, affinché siano nel suo nome. Allora il mio Cuore sarà colmo. Vi ringrazio!”

Commento teologico

Il messaggio raccoglie quattro aspetti per riflettere e vivere quanto la Vergine dice: anzitutto Maria mette in rilievo, con materna preoccupazione, la poca fede di alcuni suoi devoti; in secondo luogo fa vedere che ci sono anche quelli che vivono realmente in coerenza al vangelo; in terzo luogo precisa quali siano le caratteristiche del comportamento autenticamente cristiano; infine conclude con un’accorata raccomandazione di conoscere e amare Gesù suo Figlio.

1. La poca fede in alcuni cristiani. Con un senso di amarezza la Vergine sottolinea una realtà spiacevole e inconveniente, cioè il modo di vivere di molti cristiani che, pur suoi devoti, non si comportano come tali, ma si lasciano trascinare dall’andazzo della mondanità e terrenità, rivolgendo il proprio interesse e le proprie attività verso intenti del tutto soggettivi e autoreferenziali, mettendo al primo posto non la volontà di Dio e la sua Parola di Verità, ma ciò che fa più comodo e dona benessere materiale ed economico: “Cari figli, purtroppo tra voi, miei figli, c’è così tanta lotta, odio, interessi personali, egoismo”.

Ci si chiede perché avvenga questo. Noi vediamo che numerosi pellegrini si recano a Medjugorje o in altri santuari, e lì trovano serenità interiore, entusiasmo di credere e di ricuperare una vita cristiana con la confessione, la preghiera fervida e i sacrifici. Ma poi, quando tornano a casa, nel loro ambiente, in famiglia o al lavoro, lentamente perdono l’entusiasmo e tornano a vivere solo a livello materialistico e edonistico. Di fatto è molto importante valorizzare il tempo dopo Medjugorje, nel quale dobbiamo impegnarci serenamente e seriamente ad essere fedeli a quanto Maria ci ha donato e insegnato. Ciò dipende dal fatto che vengono meno la perseveranza nella preghiera personale e comunitaria, il nostro rapporto intimo e affettuoso con Gesù, perdendo di vista la sua Parola, la sua grazia e il suo amore. Ella lo dichiara esplicitamente:“Figli miei, voi dimenticate così facilmente mio Figlio, le sue parole, il suo amore!”.

Succede allora che le faccende quotidiane, pur importanti da compiere, tuttavia prendono il sopravvento e gradualmente esauriscono le scorte spirituali e noi diventiamo fiacchi nello spirito, dissipati, trascurati, impigriti. Com’è utile ascoltare i richiami di Maria e stare allerta, soprattutto non lasciare i momenti interiori di raccoglimento, anche se costano qualche sacrificio, e di prontezza di volontà: “La fede si spegne in molte anime e le cose del mondo afferrano i cuori”. Come sono vere queste parole! Facciamole nostre e risvegliamoci dalla nostra indifferenza e freddezza, dalla nostra indolenza e depressione. Accorriamo a Cristo, lasciamoci avvolgere dal suo abbraccio amorevole. Lui ci dona forza, luce, coraggio e soprattutto ci offre il suo aiuto e conforto nelle situazioni più difficili e dolorose. Senza di Lui restiamo schiacciati e addolorati da tante angosce e tristezze, che soffocano l’animo e distruggono ogni speranza.

2. Amare e credere con la sincerità del cuore. Saggiamente la Vergine fa notare l’altra parte della medaglia, cioè le persone che perseverano nella vita spirituale e restano fedeli ai loro impegni di amare e credere, su cui poggiano tutta la loro vita, i loro pensieri, le loro azioni: “Ma il mio cuore materno sa che ci sono ancora quelli che credono e amano, che cercano di avvicinarsi il più possibile a mio Figlio”. L’amore e la fede sono due pilastri tra loro correlati. L’uno, l’amore, riempie il cuore di gioia e di entusiasmo; l’altra, la fede, dispone la volontà ad agire per diffondere il bene in noi e attorno a noi. Questi due pilastri non si possono separare, perché ambedue rendono l’esistenza cristiana ricca di frutti buoni e di immensa forza per superare ogni contrarietà e sofferenza. Infatti, l’amore e la fede vengono da Dio, che ne è la sorgente inesauribile, e ci sono donate da Gesù, il Crocifisso risorto. Egli ci libera dal peccato e ci rende figli dello stesso Padre celeste. Questo è il segreto per non perdere lo slancio dell’amore e la costanza della fede: aggrapparsi al Cristo, il Figlio di Maria, il suo amatissimo Figlio. Per tale ragione Ella ci invita a saperlo conoscere e a restare avvinti a Lui: “Cercano mio Figlio instancabilmente e quindi così cercano anche me”.

Come si fa a essere vicini e uniti a Gesù? Maria lo suggerisce con infinita soavità, pur dicendo cose di forte impresa: “Sono gli umili e i miti, con i loro dolori e le sofferenze che portano in silenzio, con le loro speranze, ma soprattutto con la loro fede. Sono gli apostoli del mio amore”. Come sono vere queste sante parole! In effetti si incontrano persone, che non fanno chiasso ma vivono nella semplicità del quotidiano, con tutta la loro dedizione, la loro generosità e benevolenza. Non si lamentano, non si piangono addosso o sugli altri, ma sanno accettare anche le sofferenze più dure con serenità, senza fare rumore o mettersi in vista. Nel silenzio e nell’umiltà esse sono costantemente vive, vigilanti e oranti, senza stancarsi e isolarsi, anzi crescendo, di giorno in giorno, nell’amore verso Gesù e verso i fratelli. Spesso non sono apprezzate e addirittura vengono emarginate e compassionate, come fossero incapaci di fare qualcosa di buono. Essi invece sono i parafulmini della Chiesa e della società, salvandoci dalla divina giustizia. La Vergine, con compiacenza, li chiama “gli apostoli del mio amore”.

3. Le caratteristiche degli apostoli del suo amore. Fatta una precisa analisi di chi vive da cristiano e di chi invece si lascia trascinare dalla mondanità, la Vergine Maria propone un modello semplice e facile da attuare, affinché possiamo essere e rimanere suoi fedeli discepoli, figli e testimoni: “Figli miei, apostoli del mio amore, vi insegno che mio Figlio non chiede soltanto preghiere incessanti, ma anche opere e sentimenti, chiede che crediate, che preghiate, che con le vostre preghiere personali cresciate nella fede, che cresciate nell’amore”. La Vergine porta il suo discorso all’essenziale, dicendo che la vita cristiana non è fatta solo di gesti e azioni esteriori, pur buone, ma deve sgorgare dalla sincerità dei sentimenti e dalla fede viva e intensa, da un amore sentito e vivace. Ella non guarda a tante espressioni o devozioni che non partono dal cuore, ma restano imprigionate dentro il proprio egoismo o la propria ambizione. È risaputo che si vedono cristiani impegnati nel fare numerose iniziative sociali, culturali, sportive; compiere anche pellegrinaggi, esercizi di novene a non finire. Tutte queste cose non manifestano ancora la fede profonda e vitale, di cui Ella parla e a cui ci invita a fare attenzione. In effetti Dio, più che l’esterno, come fanno gli uomini, guarda l’interno, la sincerità degli intenti e dei desideri, la disponibilità dell’animo a fare la sua volontà. Gesù stesso condanna i farisei che, come sepolcri imbiancati, sono belli di fuori ma pieni di avarizia e di superbia dentro di loro. Un certo fariseismo alberga anche nei nostri cuori.

Ascoltiamo allora l’invito materno: “Amarvi gli uni e gli altri: questo è ciò che Lui chiede. Questa è la via verso la vita eterna”. Se faremo quanto Ella ci dice, saremo veramente cristiani e suoi apostoli. D’altronde non si tratta di qualcosa di secondaria importanza, ma addirittura della “vita eterna”. Là, nel cielo, dobbiamo arrivare, dove Ella ci aspetta. Dunque, è necessario seguire i suoi suggerimenti e metterli in pratica. Ne va di mezzo la vita eterna, quella immortale, la beatitudine celeste. Non è cosa da poco.

4. Accorata raccomandazione finale. La Vergine indica la strada illuminata da suo Figlio: “Figli miei, non dimenticate che mio Figlio ha portato la luce in questo mondo, ma l’ha portata a coloro che hanno voluto vederla e accoglierla. Siate voi quelle persone perché quella è la luce della verità, della pace, dell’amore”. Non esistono strade diverse da Cristo Luce del mondo. Lasciamoci avvolgere totalmente da quella Luce fulgida per esserne anche noi illuminati, risplendenti del suo amore e della sua pace. Noi siamo piccoli raggi provenienti dalla fonte lucente, da cui dobbiamo restare sempre irrorati, altrimenti veniamo assorbiti dalle tenebre e perdiamo l’aspetto folgorante e stupendo del volto meraviglioso del Figlio di Dio nostro Salvatore. Noi siamo suoi riflessi nel mondo, affinché l’umanità torni a Cristo e trovi in Lui la salvezza piena e totale. Fuori di Lui non esiste salvezza né vita né paradiso. Lui è il nostro unico e perfetto Redentore. Lui solo ha parole di vita eterna.

Maria lo ripete: “Io vi guido maternamente affinché adoriate mio Figlio, affinché amiate mio Figlio con Me, affinché i vostri pensieri, parole e opere siano rivolti a mio Figlio, affinché siano nel suo nome. Allora il mio Cuore sarà colmo”. In queste poche ma intense parole Ella esclama per ben tre volte l’espressione amorevole e dolcemente materna: “Mio Figlio”.Mostra in tal modo che l’unico punto di orientamento per la nostra vita è solamente Lui, il Figlio suo, la luce del mondo, la via, la verità, la vita. Insieme dobbiamo imitarLa nel suo amore verso di Lui, così anche noi veniamo ricolmati di quell’amore indescrivibile che alberga nel suo Cuore Immacolato. Non ce la facciamo con le nostre deboli forze, ma con l’aiuto divino e con la sua assistenza materna possiamo e dobbiamo giungere a tale pienezza d’amore per Gesù, a essere innamorati di Lui, avvolti dalla sua luce, abbandonati al suo volere. L’effetto sorprendente è che Lei stessa ne sarà colma di gioia.

Madre cara, ancora una volta ci ammaestri e ci conduci al tuo Figlio amatissimo. Ti chiedo un pizzico di quello stesso amore con cui Tu lo guardi, lo adori, lo ami e lo conosci, in modo che anche io, sebbene nel mio piccolo, possa essere colmo della tua gioia e della pace. Vergine Madre, ti chiedo solo di non guardare alla mia pochezza, ma di spalancare il tuo Cuore materno per accogliermi là dove posso percepire e condividere i tuoi battiti d’amore, affinché restino impressi nel mio cuore di figlio e apostolo tuo, ora e per tutti i secoli. Amen.

don Renzo Lavatori

Don RENZO LAVATORI, laureato in teologia e filosofia, membro della Pontificia Accademia di Teologia, docente di Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Urbaniana e altre Università ecclesiastiche di Roma. Conosciuto per numerose pubblicazioni sui temi fondamentali della fede e per le sue trasmissioni mensili a Radio Maria. Tra le sue opere in particolare: Gli angeli. Storia e pensiero, Marietti, Genova 1991; Milano 2000.2003; Satana un caso serio. Saggio di demonologia cristiana, EDB, Bologna 1996; Gli Angeli, Newton-Compton, Roma 1996; Il diavolo tra fede e ragione, EDB, Bologna 2001; Antologia diabolica, UTET, Torino, 2008.


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