Omelie

Omelia della santa Messa – Medjugorje, 13 ottobre 2019


Dal Vangelo secondo Luca
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore.


Fratelli e sorelle, come abbiamo sentito le letture di questa domenica si confrontano con uno dei più grandi difetti: la mancanza di gratitudine.
E’ del tutto normale che una persona in difficoltà si aspetti un aiuto. D’altra parte dovrebbe anche essere normale sentire una parola di ringraziamento per un’opera buona. Invece questa gratitudine spesso manca. La mancanza di gratitudine causa dolore e spesso di questo difetto non ne siamo consapevoli.

Uno scrittore svizzero ha riportato in un libro gli eventi più interessanti della sua vita da medico. E’ rimasto toccato da un episodio che ha vissuto durante la seconda guerra mondiale quando era chirurgo al fronte.
Gli è stato portato un soldato a cui una bomba aveva distrutto il volto. Nell’intervento chirurgico il medico ha sutturato le ferite e ricostruito il viso. Dopo l’operazione il medico ha svegliato il paziente e ha voluto controllare se fosse in grado di parlare. Gli ha chiesto di pronunciare una parola. Dalla bocca del soldato è uscito un “grazie dottore”.

Fratelli e sorelle, la prima lettura e il Vangelo secondo Luca parlano della guarigione dalla lebbra, ma con conseguenze diverse. Nel primo caso si tratta di una gratitudine che produce un cambiamento di vita e una conversione. Naman ascolta il consiglio del profeta Eliseo e si immerge nel Giordano. Dopo la guarigione accetta la fede nel Dio che viene adorato a Gerusalemme e rinnega i suoi dei pagani. Questo è il suo atto di ringraziamento per la guarigione ricevuta.

Nell’incontro tra Gesù e i dieci lebbrosi si riscontra una mancanza di gratitudine. Di dieci guariti solo uno ha sentito il bisogno di tornare a ringraziare. Questo era uno straniero, un samaritano. L’evangelista lo sottolinea. Quest’uomo è talmente grato che non solo ringrazia, ma si mette ai Piedi di Gesù.
L’evangelista dice: “Uno di loro, vedendo che era guarito, tornò lodando Dio a gran voce”.
Un grande stupore lo ha causato Gesù anche quando ha perdonato i peccati e ha guarito il paralitico. In entrambi i casi Gesù ha stimolato la fede anche negli spettatori. Il Signore mostra attraverso i miracoli la Sua onnipotenza e bontà verso gli uomini.

Gesù non parla solamente del sentimento di gratitudine di quell’uomo, ma rimprovera anche quei nove che non sono tornati. “Dove sono gli altri 9? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio all’infuori di questo straniero?”
La guarigione da parte di Gesù non era solamente un atto di compassione, ma la disponibilità di donare ai malati più della semplice guarigione. Egli desiderava aprire loro la via della fede per assicurare loro l’unione con Dio e per farli partecipi del Regno di Dio.
Uno dei dieci lebbrosi ha capito tutto ciò e per questa ragione Gesù gli ha detto: “La tua fede ti ha salvato”.
Quei 9 che non sono tornati erano ebrei, mentre l’unico che ha reso lode a Dio era un pagano.

Anche il centurione, pur essendo pagano, è un esempio di fede. Gesù dice di lui che una fede così grande non l’ha trovata in nessuno in Israele.
Gesù ricorda ai suoi concittadini che al tempo del profeta Eliseo c’erano tanti malati, ma solo Naman il siro è stato guarito.
Quindi vediamo che lo scopo di Gesù non era la guarigione fisica, ma quella spirituale. Ci troviamo di fronte alla questione della fede e della sua mancanza.
La benevolenza mostrata ad uno straniero lo ha portato a lodare Dio e Gesù. Gli altri 9 si accontentano della guarigione fisica e non vengono toccati dal mistero di Gesù.

Qui ci poniamo la domanda di come sia la nostra fede. Tanti cristiani si dimenticano che la fede prevede anche la gratitudine e la lode verso Dio.
Il fatto di perdere la Messa domenicale, che è un ringraziamento, ci parla chiaramente dello stato della fede di certi cristiani. Al posto di lodare Dio e di nutrire continuamente la propria fede si accontentano di portare il nome di “cristiano”.
Anche oggi tante persone si rivolgono a Dio per i bisogni della loro vita. Tanti potrebbero testimoniare di essere stati esauditi, ma sono pochi che lodano e ringraziano Dio.

Uno scrittore tedesco ci racconta un episodio. Davanti ad una sala congressi in cui sta per iniziare un incontro importante si trovano dieci persone di diversa età. Una di essi parla una lingua straniera. Tutti hanno lo stesso problema: sono senza lavoro e vogliono pregare il padrone della ditta di costruzioni di assumerli. Arriva una macchina e scende di corsa il padrone della ditta che non vuole tardare alla conferenza. Queste persone lo bloccano per esporre la propria situazione e richiesta. Lui spiega che non ha tempo. A ciascuno da un biglietto da visita e dice di andare dal suo collaboratore e di parlare con lui.
L’indomani lo straniero và dal padrone della ditta e, in un tedesco stentato, ringrazia per il lavoro ricevuto. Gli altri 9, pur avendo avuto il lavoro e essendo di madrelingua, non sono venuti a ringraziare.
Vediamo che il problema della gratitudine e della sua mancanza si ripete nel tempo.

Fratelli e sorelle, in questi casi per uno che è tornato a ringraziare altri 9 non lo hanno fatto. Anche oggi il rapporto è lo stesso per i cristiani che trovano un’ora da dedicare alla santa Messa domenicale. Anche oggi il Signore potrebbe chiedere: “Dov’è l’altro 90% delle persone che godono dei doni della bontà del Signore?”
Non dimentichiamo che la nostra vita e tutto ciò che abbiamo è un dono del Signore. L’unica cosa che Lui attende da noi è una sincera gratitudine. Dove possiamo fare ciò se non nel sacrificio domenicale della santa Messa?

Amen

Fonte:  (Registrazione di Flavio Deagostini)
(Trascrizione a cura di A. Bianco)

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