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30° Mladifest – Catechesi dell’arcivescovo Josè Rodriguez Carballo

Catechesi dell’arcivescovo Josè Rodriguez Carballo 
Segretario per la congregazione degli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica

Medjugorje, 2 agosto 2019

Carissimi giovani, sono convinto che la preghiera notturna non vi abbia impedito di dormire e quindi, se venisse la tentazione di dormire, cercherò di tenervi svegli. 
Sono contento di poter salutare tutti. 
Giunga a voi il mio saluto con le parole del padre san Francesco: “Il Signore vi dia pace”.

Un saluto a tutti voi giovani, ma anche alle care eccellenze, ai cari sacerdoti, religiosi e religiose e in modo molto particolare a sua eccellenza monsignor Erik Hoser, con la mia gratitudine per essere qui oggi. 
Un saluto anche al signor nunzio, rappresentante del Santo Padre in Bosnia Erzegovina. 

In questa nostra catechesi, sotto lo Sguardo di Maria sempre Vergine, vogliamo riflettere sulla Misericordia. 
La Provvidenza fa si che quasi all’inizio di questo nostro festival la Chiesa ricordi oggi la ben conosciuta indulgenza della Porziuncola, conosciuta anche come il perdono di Assisi o indulgenza delle rose. 
Permettetemi, quindi, di partire da questa festa celebrata in tutte le chiese del mondo per parlarvi della Misericordia. 

Correva l’anno 1216. Durante il mese di luglio Francesco di Assisi si reca a Perugia e con la semplicità che lo caratterizzava si presenta davanti al Papa Onorio III – “il Signor Papa”, come chiamava lui il vescovo di Roma – e gli chiede che tutti quelli che pentiti e confessati entrassero nella chiesetta della Porziuncola lucrassero gratuitamente un’indulgenza plenaria. Il Papa ha concesso benevolmente quanto richiesto dal poverello anche contro il parere di alcuni cardinali che gli erano accanto. 
Avuta l’approvazione verbale da parte del Santo Padre Francesco corre come un bambino pieno di gioia a comunicarlo ai vescovi dell’Umbria e a quanti si erano radunati presso la basilica di Santa Maria degli Angeli presso Assisi e aggiunge: “Voglio mandarvi tutti in Paradiso!” Questo è il desiderio di Francesco, perchè è il desiderio di Gesù. 

Erano tempi in cui lucrare un’indulgenza non era facile per tutti, infatti, oltre a richiedere molto tempo per recarsi in Terrasanta, Roma o Santiago di Compostella, era necessario pagare per ottenerla. I poveri erano esclusi da questa grazia per tutte e due le ragioni: non disponevano nè di tempo nè di soldi. 
Francesco aveva capito che il perdono e la Misericordia del Signore sono per tutti, particolarmente per i poveri. Perdono e Misericordia sono sempre gratuiti. Ecco l’indulgenza della Porziuncola. Ecco perchè viene chiamata anche indulgenza dei poveri. 

Francesco vuole aprire tutti alla Misericordia di Dio. Anche a te! Anche a me oggi! 
Questa indulgenza ci ricorda che Dio è Amore, che Dio è Misericordia. 
Questa indulgenza ci ricorda che il Dio rivelato da Gesù ci ama. Sarebbe troppo poco per Dio amarci anche se siamo peccatori; Dio ci ama proprio perchè siamo peccatori. Ricordiamocelo bene. 
Noi vescovi, voi sacerdoti, voi religiosi, voi giovani… Dio ti ama proprio perchè sei peccatore! 
La festa del perdono di Assisi ci ricorda anche che non sono i nostri meriti che ci ottengono il perdono e la Misericordia di Dio, ma la Sua infinita Bontà che trova nella Misericordia e nel perdono la Sua alta manifestazione. 
E’ sempre il poverello di Assisi a ricordarci: “Siamo salvi per la Sua Misericordia. Nella Sua Misericordia Dio ci ha creati. Nella Sua Misericordia Dio ci ha redenti. Nella Sua Misericordia Dio ha chiamato ciascuno di noi a seguirLo nella vocazione matrimoniale, nella vocazione sacerdotale, nella vocazione religiosa o consacrata. Nella Sua Misericordia, non per i nostri meriti, siamo salvi. In questo modo tutta la nostra esistenza diventa un dono della Misericordia di Dio”.

Una cosa da non dimenticare mai è che Dio agisce sempre per pura generosità. Questo è il significato profondo della Misericordia divina. La Sua generosità. Possiamo dire che Misericordia e generosità vanno sempre per mano. 
La Misericordia divina si manifesta sempre nella Sua generosità e gratuità. Generosità e gratuità che si rivelano nel dono di Suo Figlio. 
San Paolo dice: “E’ difficile trovare uno che dia la vita per un suo amico. Ebbene: guardate L’Amore di Dio per noi che quando eravamo Suoi nemici a causa del peccato ha inviato Suo Figlio”. 
Questo è il nostro Dio! Il Dio rivelato in Gesù. Un Dio che ci ama e ci mostra la Sua Misericordia gratuitamente. 
E’ questa esperienza di Misericordia che ci fa provare “ineffabile letizia e immensa dolcezza”. E’ questa esperienza di Misericordia che ci fa uscire da noi stessi e che fa scomparire dalla nostra vita l’angoscia e le tenebre. E’ questa esperienza d’Amore che ci fa diventare uomini e donne nuove. Una nuova creatura in Dio. Una persona redenta. 
E’ questa esperienza di Misericordia che rinnova i rapporti con se stesso, con gli altri e con Dio mettendoli su un piano nuovo. 

Dio è Amore. Dio è Bontà. Dio è Misericordia. 
Giovani e non tanto giovani, vogliamo avere futuro? Crediamo in Dio Amore. Senza di questo non c’è futuro nè nella Chiesa nè nelle diverse vocazioni alle quali siamo chiamati. 
Dio è Amore! 
E’ questa certezza che ci apre al futuro. E’ questa certezza che ci dona speranza. E’ questa certezza che ci dona gioia. 

Dopo queste prime riflessioni vi propongo adesso due parabole del Nuovo Testamento che ci dicono che Dio è Amore, Misericordia, Padre. 
Vi invito in questi giorni a leggere attentamente questo capitolo. Il capitolo 15. di Luca. 
Tutto parte da un doppio atteggiamento di fronte a Gesù. I pubblicani e i peccatori si avvicinano a Lui per ascoltarLo, mentre gli scribi e i farisei mormoravano di Lui, perchè “riceve e mangia con i peccatori”. Spesso Gesù appare mangiando. Mangiando con chi? Con i peccatori, con le prostitute. Per questo viene accusato di essere un mangione e un crapulone. 
Mangiando con i peccatori Gesù appare come Colui che condivide con essi la vita. Si capisce allora quello che dice la Sacra Scrittura: “Colui che non ha conosciuto peccato Dio Lo ha fatto peccato”. 
Mangiando con i peccatori Gesù ci rivela il vero Volto di Dio: un Padre che perdona, anzi, che fa festa quando finalmente uno di noi torna a casa. 
Mangiando con i peccatori Gesù manifesta anche qual’è la Sua missione: condividere tutto con noi, tutto con i peccatori eccetto il peccato. 

In questo contesto ci racconta la prima parabola, quella della pecora perduta. Il pastore, cioè Gesù, cioè Dio, lascia le 99 pecore nel deserto e và in cerca di quella che era perduta. Qui c’è un forte contrasto: lascia 99 e và in cerca di una. Se stiamo ai numeri uno dovrebbe dire: “Se n’è persa una. Ce ne sono ancora 99”. Ma per Dio non contano i numeri! Conta la pecora, cioè coloro che hanno bisogno, che si trovano in difficoltà. Ecco perchè ne lascia 99 e ne cerca una. Perchè Gesù non è venuto per i sani. Non sono i sani che hanno bisogno del medico. Ma per i malati, per i peccatori, per te e per me. 
E il contrasto continua. Quando il pastore trova la pecora non torna dalle 99, ma và dai suoi amici per fare festa. Guardiamo la tenerezza di Dio per la pecora smarrita: la prende sulle spalle e fa festa. 
Noi diremmo che è un’esagerazione. Sì, è un’esagerazione, perchè l’Amore di Dio non ha limiti! Noi mettiamo i limiti, noi mettiamo le barriere. Dio ama senza limiti. Ecco perchè prende la pecora sulle spalle e fa festa, dimenticando quasi le altre 99. 

L’Amore di Dio è un Amore totalizzante. E’ l’Amore tipico di un innamorato che non misura. 
“Può una madre dimenticare suo figlio? Anche se questo è inconcepibile, però Dio non ci dimenticherà mai”. E qui viene una domanda: siamo disposti ad entrare nella logica di Dio, nel Suo modo di pensare e giudicare? Siamo disposti a lasciarci perdonare come soltanto Dio sa fare? 
Solo così ha senso il vostro venire a Medjugorje. Chi non è disposto a lasciarsi perdonare perde tempo a venire qua o ad andare da altre parti. 

L’altra parabola è quella del figliol prodigo. Qui abbiamo a che fare con due figli. Attenzione perchè possiamo riconoscerci o nell’uno o nell’altro. 
Ho detto parabola del figliol prodigo ed è un errore! Perchè è la parabola del padre misericordioso. 
Atenzione a quello che fa il figlio più giovane. Và dal padre e dice: “Dammi la parte del patrimonio che mi spetta”. E’ come se dicesse al padre che l’unica cosa che vuole da lui è il denaro. Non chiede soltanto soldi, ma chiede l’eredità, quasi per dire che per lui il padre era morto. Non gli serviva più. Quello che gli serviva erano i suoi soldi. 
Guardate come è grande il nostro Dio! Sicuramente il padre aveva molto dolore, ma ha rispettato la libertà e ha diviso tra di loro le sostanze. 
Il figlio rifiuta il padre come fonte della vita. Se ne và in un paese lontano. Rompe con la sua cultura e con la sua tradizione religiosa. Deve pascolare i porci, cosa assolutamente proibita ad un ebreo. Questo ragazzo ha rinunciato al padre, a far parte di un popolo e alla propria dignità. 

Permettetemi che faccia una chiamata a voi giovani. Non rinunciate mai, mai, mai alle vostre radici cristiane! Ma non rinunciate neppure alle vostre radici culturali. La cultura di oggi vi vuole fare tutti uguali. Siate di cuore aperto a tutti, però rimanete fedeli alla vostra cultura, al vostro popolo, alle vostre radici cristiane. 
Vi faccio un appello: siate missionari nei vostri paesi, nelle vostre culture. Siate missionari dei valori che danno senso alla vostra vita. 

Guardate come è grande Dio. Il figlio minore vuole tornare a casa, ma non per amore verso il padre, bensì per il proprio egoismo, perchè a casa sta meglio di dove si trovava. Ma il padre lo accoglie ugualmente. Sa bene che è tornato per mangiare e vivere dignitosamente, ma lo accetta. 
Vediamo di nuovo l’Amore totalmente gratuito di Dio. 
Il padre corre. In oriente non si corre se non per cose molto importanti. Qui è importante, perchè un figlio che era morto è ritornato alla vita. 

Tu che eri morto, io che ero morto, siamo ritornati alla vita. E Dio corre e si commuove. Nel fatto di commuoversi si vedono le viscere materne di Dio. 
In questa parabola Dio si rivela come Padre, ma anche come Madre. Questa tenerezza materna viene sottolineata dall’abbraccio e dal bacio del padre. “Gli si gettò al collo e lo baciò”. Il figlio era stato in terra di pagani, al contatto con animali impuri. In questa situazione ra proibito toccarlo. Il padre non soltanto lo tocca, ma lo abbraccia e lo bacia. Il padre è madre. 
Questo per dirci che Dio ci accoglie come siamo poi è Lui che ci trasforma. In partenza ci accoglie come siamo, anche con i nostri peccati. 

“Ordina ai servi di portare il vestito più bello e di rivestirlo, di mettere l’anello al dito, i calzari ai piedi e di preparare un grande banchetto”. Finalmente l’amore del padre fa sì che quello schiavo, quello che aveva rinunciato alla dignità umana curando porci, adesso può tornare ad essere figlio. 
Di nuovo la gratuità!
E qui entra in scena il figlio maggiore che di fronte a questa esagerazione d’Amore di Dio non vuole entrare in casa. Anche il figlio maggiore è un figlio mancato. Non ha capito mai il linguaggio del padre. Non è entrato mai nel cuore del padre. Per questo non può capire quest’esagerazione dell’Amore di Dio. Ha vissuto sempre in casa, però in un’ubbidienza servile, senza libertà e senza gioia. Il figlio maggiore è un grande peccatore senza essere mai uscito di casa. Non sente il bisogno di essere perdonato. Quindi non accetta che l’altro figlio possa essere perdonato. 
Ecco i tre grandi problemi del figlio maggiore. Non ha capito mai il padre e non ha agito mai come figlio. Non ha creduto mai alla necessità di essere anche lui perdonato. Quindi non accetta che l’altro sia perdonato. Il grande peccato del figlio maggiore è proprio questo: vivere il proprio rapporto con il padre come un servo. Lo vive come se fosse un padrone. Dio non è padrone! Noi non siamo servi; siamo figli. 

Attenzione cari giovani e meno giovani a non vivere il Cristianesimo come un peso o come un diritto a fare chissà cosa. Questo ci porta a non accettare che il fratello minore sia perdonato. 
Questa è mondanità spirituale. Io mi credo il buono. Io mi credo il migliore.
Ma chi sei tu o chi sono io per crederci migliori? 
Siamo chiamati a vivere la nostra fede nella libertà propria dei figli. Questo ci darà grande gioia che ci farà sentire felici per il fratello che torna e viene perdonato. 
Per me è molto significativo che il figlio maggiore non voglia far festa. Non vive il ritorno del fratello come un dono, ma come un non senso. 
Per me è molto più pericoloso il peccato del figlio maggiore che di quello minore. Il minore ha la possibilità di convertirsi; il maggiore non si convertirà mai, perchè non crede di aver bisogno di conversione. 
Purtroppo nella Chiesa ci sono troppi figli maggiori. Ci sono sempre stati, ma forse oggi come non mai. Si credono in pace e in regola, ma non parlano la lingua dell’Amore, quindi non sono cristiani. Vivono la loro fede nella tristezza. 

Come dice il nostro Pietro, cioè Papa Francesco, “ci sono troppi cristiani che vivono in perenne Quaresima senza prospettiva di Pasqua”. “Ci sono troppi cristiani con il volto da funerale” dice Papa Francesco. Di questi non ha bisogno la Chiesa. 
La Chiesa e il mondo hanno bisogno di volti di risorti.
Voi volete avere il volto del Risorto o da funerale? 
Del Risorto? Allora credete al perdono e gioite, perchè Dio perdona gli altri. 
Sapete perchè ci costa tanto perdonare? Perchè non ci sentiamo perdonati. 
Il passaggio per Medjugorje vi porti a sentirvi amati, perdonati e a perdonare. 

La parabola del figliol prodigo, o del padre misericordioso, finisce aperta. Non sappiamo se il figlio grande è entrato o no. 
Qualcuno potrebbe pensare che Luca abbia dimenticato la conclusione. Luca non l’ha dimenticata: la conclusione la dobbiamo mettere tu ed io. 
Il figlio maggiore non entrerà se tu ed io non entriamo. Il figlio maggiore entrerà e farà festa se tu ed io entriamo e facciamo festa. 
Voi siete disposti ad entrare, si o no? 
Siete disposti a far festa o a continuare ad avere il volto da funerale? 

Qui faccio una parentesi. Molte volte il sacramento della Confessione sembra un sacramento di morti. Invece è il sacramento della gioia, perchè ci sentiamo perdonati e amati. Quando ci confessiamo dovremmo uscire gridando “Dio è Amore!” 
Venire a Medjugorje e non entrare a far festa con gli altri non ha senso. Tornerete a casa come siete venuti. Anzi, peggio: con le mani vuote e il cuore indurito. 

Ecco che siamo chiamati, alla luce della parabola del padre misericordioso, a riconoscerci sia nel figlio minore che nel maggiore. Se ci siamo riconosciuti nel figlio minore rientriamo in noi stessi, chiediamo perdono e andiamo in pace. Se ci riconosciamo nel figlio maggiore entriamo e facciamo festa. 
Nella parabola del buon samaritano Gesù dice: “Và e fai tu lo stesso”. Tu che ti senti in peccato riconosci il peccato e torna dal padre. Tu che ti senti perdonato perdona come Gesù perdona. Senza condizioni. In questo consiste la legge: amare Dio e amare gli altri come Gesù ci ama. 

Abbiamo iniziato questa catechesi facendo riferimento a san Francesco d’Assisi. Voglio finire con una sua citazione. Egli scrive una lettera nella quale dice: “Nessuno si allontani da te senza contemplare in te il Volto Misericordioso del Padre. Se un tuo fratello peccasse quanto si possa pensare amalo più degli altri. Se ti chiede perdono perdonalo. Se non te lo chiede chiedigli di accettare il tuo perdono”.
Così pensavano i santi. Così siamo chiamati a fare anche noi. 

Giovani e non giovani, entriamo e facciamo festa. Accogliamo l’Amore Misericordioso del Padre verso noi e verso tutti. Tornando alle nostre case chi ci vede veda in noi un volto trasfigurato. 
Maria, Madre della Chiesa – anzi, La Vergine fatta Chiesa – Madre di Misericordia, ci ottenga questo dono. 

Pace e bene.

Fonte:  (Registrazione di Flavio Deagostini)
Trascrizione a cura A. Bianco

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