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31° Mladifest – Testimonianza di Sofia

https://youtu.be/mI3onKr3jPo
Vivevo senza Dio e pensavo solo a divertirmi, poi tutto cambiò
a Medjugorje

Testimonianza di Sophia al festival dei giovani

All’età di 19 anni ero stata invitata ad andare a Santiago di Compostella. Non si trattava di un pellegrinaggio. Ero andata con i miei genitori. Mia madre è entrata nella chiesa di sant’Antonio di Padova, mi ha detto di pregare e ha acceso una candela per ogni suo figlio. Siccome all’epoca non pregavo non mi interessava tutto ciò. Lei mi ha detto di pregare sant’Antonio per un fidanzato. Mi sono raccomandata a lui e ho detto: “Sposerò il ragazzo con cui uscirò la prossima volta. Se ascolterai le mie preghiere tornerò a ringraziare”.

Dopo tre anni sono tornata a Barcellona e ho conosciuto Alberto. Dieci giorni dopo lui mi parlava già di matrimonio e tre anni dopo ci siamo sposati.
Il matrimonio stava andando bene. Eravamo felici. Avevo tutto: avevo beni materiali e mi godevo la vita come i giovani di Barcellona. Vivevo senza Dio e progettavo la vita a modo mio. All’inizio non volevo avere figli. Il mio pensiero era: “Non importa. Verranno dopo. Ora devo divertirmi”.
Gestivo tutto. Ero io che comandavo nel matrimonio. Due anni senza figli. Io amavo Alberto in modo molto egoista.

Dopo due anni abbiamo deciso di avere figli, ma adesso non venivano. Sono passati quasi 6 anni prima dell’arrivo della nostra prima figlia. Era bellissima, perfetta, una vera bellezza.
Dopo poco più di tre anni è arrivato anche il figlio. Avevamo due figli. Avevo tutto ciò che desideravo nella vita.
Ero molto felice. Non avevo nessuna crisi. Avevo tutto e mi andava bene.

Otto anni fa, come conseguenza di una vita senza Dio e per il mio egoismo, ho iniziato una relazione con un’altra persona e ho deciso di mollare mio marito e terminare il mio matrimonio.
Alberto ha lottato per il nostro matrimonio. Mi amava veramente tanto. Un giorno mi ha detto: “Ti auguro tanta fortuna. Se la tua felicità è vivere senza di me ti firmo subito le carte del divorzio”.
Mio padre è un uomo di profonda fede e ha sofferto tanto nel vedere le conseguenze causate da questa mia decisione. E’ andato in una chiesa di Barcellona in cui c’era la Madonna di Medjugorje a pregare. All’uscita ha visto un annuncio di un pellegrinaggio a Medjugorje. Ha preso mia madre ed è venuto qui a settembre per la prima volta per pregare per me e per tutti i suoi figli.
In ottobre è ritornato di nuovo con i suoi figli e un’altra volta ancora a dicembre. Questa volta è venuto proprio nel giorno in cui volevo consegnare i miei figli ad Alberto per lasciarglieli.

Ho parlato con Alberto e abbiamo deciso di riprovare a riprendere il matrimonio. I primi mesi erano fantastici, ma continuavo a vivere senza Dio nella mia vita. Ho raccontato tutto a mio marito.
Abbiamo continuato a viaggiare assieme. Siamo stati a Milano e in quel momento mi ha chiamato mio padre e mi ha detto: “Vorrei che venissi a Medjugorje. Vorrei che accettassi”. “Và bene. Partecipo a questo viaggio di famiglia”.

Sono arrivata qui la prima volta con mio marito e i nostri due figli piccoli e alcuni miei fratelli e sorelle. Sono venuta con il cuore veramente chiuso. Non c’era Dio nella mia vita. Non mi importava se la Madonna apparisse o meno, se si pregasse o meno. Niente.
Ero qui. Ho ascoltato anche la veggente Mirjana. Ho guardato mio cognato che non era credente e che, come me, pensava fino a quel momento che tutto fosse una menzogna. Gli ho detto: “Non mente. Quello che dice è la verità”. Non so perchè abbia detto ciò. Sentivo dentro di me che era vero ciò che avevo sentito. Ma siccome Dio non era nella mia vita non mi importava che vedesse la Madonna e in me non si è verificato alcun cambiamento.
Prima di arrivare a Medjugorje mio padre mi aveva regalato un libro di Jesus Garcia su Medjugorje, in modo che mi potessi informare su ciò che succede in quel luogo. Non ho nemmeno aperto quel libro. Al ritorno a Barcellona l’ho regalato ad una mia amica, la cui mamma era molto malata in ospedale. Le ho regalato anche il Rosario che avevo comperato a Medjugorje per lei. Le ho detto: “Questo è per tua madre che ha più fede di me”.

La signora dopo 9 giorni è uscita dall’ospedale. Mi ha chiamato e mi ha detto: “Voglio andare a Medjugorje. Cosa devo fare?” Le ho risposto di contattare mio padre.
E’ andata a Medjugorje con suo marito. Sua figlia mi ha detto che la mamma era tornata completamente diversa. Mi ha detto: “Questo è stato il viaggio più bello della sua vita. E’ felice. Ti ringrazia per averle fatto conoscere Medjugorje”.
Dopo nove mesi ho ricevuto una telefonata da questa signora Alicia. Mi ha detto: “Sophia sei tu? Che bello averti trovata. Voglio invitarti a Medjugorje. Grazie per quel libro e quel Rosario. Vorrei andare a Medjugorje a ringraziare la Madonna. Sarei molto felice se tu mi accompagnassi”.
Alicia mi ha raccontato come Medjugorje le abbia cambiato la vita. Quando era andata per la prima volta era malata di tumore ed era in fase terminale. Non era venuta per chiedere la guarigione, ma per chiedere alla Madonna che la preparasse bene per andare in cielo.
Quel giorno in cui mi aveva telefonato il medico le aveva appena detto che i marker tumorali erano decisamente più bassi e non se ne spiegava la ragione.

Così sono tornata a Medjugorje. Non potendo dirle di no sono venuta il 25 giugno, quando si festeggiava il 30. anniversario delle apparizioni.
Appena giunta mi hanno detto di affrettarmi, perchè era appena iniziata la santa Messa all’aperto. Ho detto ad un’amica: “Non so cosa ci faccio qui. Non c’è niente”. Lei mi ha risposto: “Una cosa ti impressionerà: qui la gente si confessa”. “La gente si confessa?” In effetti c’erano file di persone che attendevano per confessarsi. Pensavo che tutti fossero matti.
Io stavo seduta con l’altare alle mie spalle. Non mi importava cosa stesse succedendo dietro di me. Ascoltavo la musica alla radio.

Mi sono alzata e me ne sono andata. Ho visto tutte quelle file di persone in attesa della Confessione. C’era solo un prete disponibile con un cartello e una bandierina spagnola. Mi sono seduta lì. La prima cosa che ho detto è stata: “Non so cosa sono venuta a fare e perchè sono qui. Non so da dove cominciare”. Ho cominciato a piangere e a comprendere tutta la mia vita senza Dio: tutto il mio passato, tutti i miei peccati, il dolore di Gesù sulla croce, il dolore dei miei cari e delle persone che ho ferito. Ho provato dolore in tutta la mia anima e in tutto il mio corpo.
Il prete mi ha guardata e mi ha detto: “Tu sai che io sono solo un tramite. Noi preti siamo rappresentanti di Gesù Cristo. Gesù è Colui che perdona. Dio è Colui che perdona”. Io l’ho guardato e ho risposto che lo sapevo. L’avevo imparato a scuola. Il prete argentino ha posto le sue mani sopra la mia testa e mi ha detto: “I tuoi peccati sono perdonati”. In quel momento tutto il dolore che sentivo è scomparso. Tutto il mio corpo e la mia interiorità avevano sentito quel dolore. Non è possibile spiegarlo con le parole.

Ho cominciato a sperimentare la pace e l’Amore. Non ho visto Dio, ma ho sperimentato il Suo Abbraccio. Non ci sono parole per descrivere quella sensazione che riguardava l’interiorità e anche il corpo. Una sensazione di pienezza assoluta, di felicità assoluta.
In quel momento ho solo detto al sacerdote: “Impossibile. Impossibile”. Il sacerdote mi ha guardato e mi ha chiesto: “E’ vero che tuo marito ti ha perdonato?” Ho risposto: “Sì” “Allora come potrà non perdonarti Dio che è tuo Padre? Sei completamente perdonata. E ora vai alla Comunione. AccogliLo. Và e accogli Gesù. Questa sarà la tua Comunione migliore. Migliore della tua Prima Comunione”.

Me ne sono andata. In quel momento i preti stavano già scendendo per dare la Comunione. Nel momento della Comunione l’Abbraccio che avevo sentito durante la Confessione si era triplicato. Non potevo crederci. Così tanta felicità. Magari l’avessimo tutti. Sicuramente la sentiremo tutti in cielo. Magari tutto il mondo potesse provare questa esperienza già sulla terra. E’ meravigliosa.

Sono tornata al mio posto dove c’era la mia amica con sua madre. Ero felice e Cristina mi ha chiesto: “Sophia, cosa c’è? “ Ho risposto: “Che meraviglia!” Lei ha detto che il mio viso era diverso e che mi era successo qualcosa agli occhi. Il mio sguardo era cambiato.
Le ho detto: “Mi sono confessata. Sai… Io mi sono confessata. Sono appena tornata dalla Confessione. Dio esiste. Io mi sono confessata”. Lei mi ha guardata e mi ha detto: “Và bene. E adesso?”
Avevamo frequentato lo stesso liceo cattolico con i sacerdoti dell’Opus Dei. “I tuoi genitori sono soprannumerari. Non capisco cosa tu stia dicendo della Confessione”.
Le ho risposto: “Anche se avevo frequentato il liceo cattolico non mi sono confessata da più di vent’anni. Ora mi sono confessata e questo è il segno che Dio esiste”.
Ero felice.

La Madonna aveva pianificato un altro dettaglio.
Anche mio padre era lì con un altro pellegrinaggio. Dopo la Comunione l’ho incontrato e ho potuto raccontare ai miei genitori di essermi confessata. Ero felicissima.
Ho detto a Dio: “Tu esisti. Ti desidero nella mia vita. Ti ho voltato le spalle per vent’anni e ora Ti voglio. Dio, Ti voglio ogni giorno. Non Ti voglio lasciare”. E poi Gli ho chiesto: “Cosa devo fare ora? Ho trovato il tesoro più grande. Ho comprato il mio primo libro di preghiera, la mia medaglietta, il mio Rosario. Sono così felice e disponibile a seguirTi”.

Quando ho deciso di prendere seriamente la mia decisione Alberto mi ha guardato molto stupito e non mi ha detto niente. Da brava moglie e psicologa sapevoo che stava pensando quanto avrei resistito.
Un giorno stavo pregando il Rosario davanti all’immagine della Madonna che avevo portato da Medjugorje. Alberto è entrato e mi ha chiesto cosa stessi facendo. Gli ho detto che stavo pregando il Rosario. Gli ho chiesto se volesse pregare con me. Mi ha risposto: “Non offenderti. Tu occupati delle tue cose, io penso al mio tempo libero”.
Ho guardato la Madonna e Le ho detto: “Affido tutto a Te. Non gli dirò niente. Non gli dirò di pregare e andare a Messa. Niente. Proverò a tacere. Ti prego solo che lui possa essere felice come me”. Da quel giorno pregavo il Rosario con questa intenzione.

Alberto era sempre molto puntuale. Da un certo momento in poi ha cominciato a ritardare all’ora di pranzo. Io lo attendevo e non mangiavo prima di lui.
Una volta non ce l’ho più fatta. L’ho chiamato e mi ha risposto: “Eccomi. Sto arrivando dall’ufficio”. Gli ho chiesto: “Perchè sei in ritardo?” “Perchè sto passeggiando”.
Alberto di solito non cammina mai, perchè và sempre in moto. Gli ho chiesto: “Perchè cammini?” “Perchè sto pregando il Rosario”.
Arrivava in ritardo perchè tornava a piedi pregando il Rosario. Per me era un dono così grande che non ci potevo credere.
Dopo alcuni mesi ho chiesto ad Alberto se poteva portare i bambini a scuola. Mi ha risposto che stava andando in ufficio. Gli ho detto: “Inizi a lavorare alle 08.30 e ora sono le 07.45”. Ha risposto: “Alle 08.00 vado a Messa”. Non potevo crederci. Alle 08.00 andava a Messa.
Aveva cominciato a pregare il Rosario ogni giorno e ad andare a Messa ogni giorno.

Abbiamo cominciato a pregare insieme e ad andare a Messa insieme. Abbiamo cominciato a fare tutto assieme. Dio viveva nelle nostre vite e ora stava cominciando a creare le basi di questo matrimonio.
Era già abbastanza chiaro che Dio sarebbe stato al primo posto nelle nostre vite.
Dio ci ha regalato altri due figli: Eugenia e Camillo. Adesso abbiamo 4 figli e oggi preghiamo il Rosario in famiglia.
Spero che sia così ogni giorno.

Non so più quante volte siamo tornati nuovamente a Medjugorje. Ogni volta che ci chiama la Madonna rispondiamo sempre “sì”.

Fonte:  (Trascrizione a cura di A. Bianco)

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